giovedì 28 dicembre 2017

Marie Belloc Lowndes - The Lodger

Nel 1913 la giallista britannica Marie Belloc Lowndes pubblicò il romanzo Il Pensionante (The Lodger, in originale) che resta ad oggi la sua opera più famosa, anche grazie alle numerose trasposizioni cinematografiche tra cui il celeberrimo film muto omonimo di Alfred Hitchcock del 1927.

Il romanzo narra di due coniugi, i signori Bunting, proprietari di un piccolo albergo in Marylebone Road, nella città di Westminster, che dopo un periodo in cui non hanno ricevuto ospiti si ritrovano ad avere un pensionante bizzarro e misterioso dai comportamenti strani: l'uomo ama la solitudine, esce solo con il buio e spesso i suoi vestiti usati spariscono nel nulla e ha esigenza di comprarne di nuovi.

Nello stesso periodo nella capitale inglese avvengono una serie di omicidi compiuti da un serial killer che uccide giovani donne nell'East End e che lascia attaccati ai vestiti delle proprie vittime piccoli pezzi di carta con la propria firma: Il Vendicatore (The Avenger). I delitti del Vendicatore sono un chiaro rimando a quelli avvenuti veramente a Londra nel 1888 ad opera di Jack lo Squartatore; infatti il Vendicatore compie anche un double event uccidendo due donne nella stessa notte.

La stampa si occupa assiduamente dei delitti del serial killer fino a farli diventare l'unico argomento di cui tratta. Al contempo i Bunting maturano il sospetto che il loro pensionante sia proprio il Vendicatore e vivono nel dubbio cercando informazioni sull'ospite ma sempre con scarso risultato.

L'azione si svolge in una Londra attanagliata dal freddo e dalla nebbia nei mesi di novembre e dicembre, anche se il clima rigido viene vissuto dall'interno della residenza dei Bunting; infatti pochissime scene si svolgolo al di fuori della di essa. La vicenda vede come protagonisti solo quattro personaggi, oltre ai conuigi Bunting prendono parte alla storia Daisy Bunting, figlia del signor Bunting avuta da un matrimonio precedente, e il poliziotto Joe Chandler, amico di Bunting che lo aggiorna sulle nuove scoperte sul pericoloso assassino.

Alla fine non viene dipanato il dubbio se il pensionante sia Il Vendicatore o no, l'autrice conclude il racconto con la sparizione nel nulla del misterioso ospite e con la fine senza una spiegazione del delitti del serial killer.

Questo gradevole romanzo è solo una curiosità all'interno della corposa matassa della ripperologia, ma è comunque una divertente lettura che intrattiene. In realtà lo smaliziato lettore odierno si rende conto che gli indizi di colpevolezza contro il pensionante sono molto deboli e che vestiti che spariscono e uscite notturne non fanno di un uomo un serial killer, ma trattandosi di un romanzo di oltre un secolo fa, poco importa.

Il Pensionante resta un thriller psicologico ben congegnato, che sicuramente incontrerà in favore degli appassionati del giallo classico e anche di chi si interessa ai delitti del vero Squartatore di Londra.

giovedì 14 dicembre 2017

The Lighter Side of My Official Life di Sir Robert Anderson

Sir Robert Anderson fu in vicecapo della Metropolitan Police di Londra dal 1888 al 1901. Nel 1910 scrisse la propria autobiografia dal titolo The Lighter Side of My Official Life in cui parla anche del proprio ruolo nelle indagini su Jack lo Squartatore.

Anderson sostiene di essere riuscito a porre fine agli omicidi dello Squartatore togliendo la protezione della polizia alla prostitute dell'East End, sottraendo così le potenziali vittime al proprio carnefice. Gli studiosi in realtà dubitano che questa misura sia mai stata attuata e, quand'anche lo fosse stata, che avrebbe funzionato.

Anderson sostiene anche che la polizia conoscesse con certezza il nome dell'assassino e che questi era un ebreo polacco, con ogni probabilità l'uomo a cui Anderson si riferiva era Aaron Kosminski, ma il fatto stesso che l'autore non ne espliciti il nome sottintende che sapeva di non avere prove inconfutabili contro di lui.

Per quanto oggi molte delle informazioni riportate da Anderson possano essere considerate di dubbia attendibilità, il suo testo è molto importante come documento storico.

Pubblichiamo sul nostro blog la traduzione in italiano dell'estratto di The Lighter Side of My Official Life che tratta gli omicidi di Jack lo Squartatore.

giovedì 16 novembre 2017

Paul Begg - Jack The Ripper: The Definitive Story

Paul Begg è uno dei più famosi, affidabili e prolifici autori che hanno scritto volumi e articoli sugli omicidi di Whitechapel. Tra i suoi libri più famosi troviamo quello pubblicato nel 2002 con il titolo Jack The Ripper: The Definitive Story che a dispetto del titolo forviante non ha lo scopo di narrare dettagliatamente gli omicidi di Jack lo Squartatore ma di fornire un contesto storico e sociale in cui i fatti si sono svolti.

Il libro ha quindi un approccio insolito ed è molto prezioso proprio per questo. Il primo capitolo racconta la storia dell'East End, e di conseguenza di Londra, dalla fondazione romanica fino alla fine del diciannovesimo secolo. Alternandolo alle storie degli omicidi di Whitechapel, partendo da Emma Smith uccisa probabilmente da una gang di strada, narra il contesto di povertà, disoccupazione, sovrappopolamento dovuto alla rapida espansione in cui versava l'East End in un periodo in cui si temeva che da lì potessero nascere moti rivoluzionari.

L'autore spiega anche quali conseguenze sociali abbiano avuto gli undici omicidi di Whitechapel che hanno, ad esempio, portato numerosi proprietari di abitazioni a vendere le proprie case nel quartiere malfamato provocando quindi un calo dei prezzi degli immobili. Begg descrive anche in dettaglio come la polizia al tempo godesse di scarsa considerazione tra il popolo o come gli omicidi abbiano peggiorato questa situazione.

Uno dei punti fondamentali trattato da Begg è quanto fosse diffusa la prostituzione al tempo e gli effetti nefasti che questa ebbe sulla società. Ed essa viene anche in parte imputato lo scarso risultato militare conseguito dalla Gran Bretagna nella guerra di Crimea, poiché molti dei militari erano malati di malattie veneree contratte dopo avere frequentato prostitute. Per fare fronte alla situazione lo stato promulgo delle leggi, molto contestate dal popolo e dalla stampa, chiamate Contagious Disease Acts che inasprivano le pene per gli abusi sessuali, stringevano la normativa sulla prostituzione e stabilivano che donne sospettate di essere prostitute potevano essere forzatamente sottoposte a controlli sanitari.

L'autore spiega anche il ruolo centrale che ebbero la stampa e le presunte lettere inviate dall'assassino nel rendere popolare i casi di cronaca nera in un paese in cui l'alfabetizzazione si stava diffondendo sempre più.

Intrecciato alla descrizione del contesto sociale troviamo comunque anche il racconto degli omicidi attribuiti allo Squartatore e una presentazione sintetica dei principali sospettati.

In sintesi, la particolarità di questo volume sta quindi proprio nell'angolazione atipica che l'autore decide di adottare narrando le caratteristiche principali della società in cui i fatti si sono svolti mentre narra senza entrare in dettagli estremi gli omicidi avvenuti a Whitechapel in quegli anni, e proprio per questa scelta è un complemento fondamentale che non può mancare nelle biblioteche di chi si occupa degli omicidi dello Squartatore. 

venerdì 13 ottobre 2017

Il Macnaghten Memorandum

Nel 1894 il vicecommissario della polizia metropolitana di Londra Melville Macnaghten scrisse un memorandum in risposta a un articolo del Sun che indicava come possibile sospetto degli omicidi di Whitechapel Thomas Cutbush. L'uomo nel 1891 fu arrestato per aver aggredito con un coltello due giovani donne e in seguito detenuto presso un ospedale psichiatrico. Il testo di Macnaghten spiega i motivi per cui Cutbush non sia mai stato nella lista dei sospettati e come anche al tempo dell'articolo del Sun gli indizi contro di lui fossero assolutamente pretestuosi.

Nel suo memorandum Macnaghten indica al contrario altri tre sospettati, quali Montague John Druitt, Kosminski (senza un primo nome) e Michael Ostrog.

Del testo di Macnaghten esistono due versioni: una in possesso di Scotland Yard (nota come Scotland Yard Version) e una privata in possesso della figlia di Macnaghten, Lady Christabel Aberconway (nota come Aberconway Version), probabilmente scritta come bozza della versione definitiva che fu poi pubblicata.

Pubblichiamo sul nostro blog la traduzione in italiano del testo nella Scotland Yard Version, la traduzione è disponibile a questo link:

Macnaghten Memorandum - versione di Scotland Yard


sabato 9 settembre 2017

Il diario di James Maybrick

An English translation is available here.

Nel 1992 fu reso pubblico da Mike Barrett, disoccupato ex commerciante di rottami metallici di Liverpool, un testo manoscritto che rappresenterebbe il diario personale di Jack lo Squartatore; il nome dell'autore non compare da nessuna parte, ma si evince dal contesto che si tratterebbe di James Maybrick, commerciante di cotone di Liverpool nato nel 1838 e morto nel 1889 probabilmente dopo essere stato avvelenato dalla moglie.

Barrett non ha mai spiegato in modo esaustivo dove sia stato conservato il documento tra la morte del presunto autore e la sua pubblicazione, dapprima sostenne che gli venne regalato da un amico in un bar e poi cambiò versione dicendo che fu la moglie di Barrett (che lo avrebbe custodito per decenni) a darlo all'amico affinché lo consegnasse a Mike.

Il testo fu pubblicato in un libro intitolato The Diary of Jack The Ripper: the discovery, the investigation, the debate, corredato da un'analisi dalla scrittrice Shirley Harrison che ne sostiene l'autenticità. L'editore del libro della Harrison, Robert Smith, è l'attuale proprietario del manoscritto e concorda con la scrittrice.

Il diario narra la vita di James Maybrick e descrive in dettaglo i cinque omicidi di Whitechapel da lui commessi. Maybrick all'epoca della vicenda fu considerato completamente estraneo ai fatti, mai la polizia indagò su di lui né si trovano altri documenti che lo indicano come sospettato. L'uomo fa parte della lista dei sospettati moderni solo sulla base di questo diario.

Sul testo sono stati svolti numerosi esami per la datazione che hanno dato risultati contrastanti, non portando a una risposta definitiva. Tuttavia basta leggere il testo per accorgersi che contiene assurdità ed errori fattuali in abbondanza. Anzitutto Maybrick non abitava a Londra, e quindi non si capisce perché avrebbe scelto Whitechapel per compiere i propri omicidi; in secondo luogo l'uomo non aveva una conoscenza approfondita della zona, che invece il vero Squartatore doveva avere necessariamente. Inoltre al tempo degli omicidi Maybrick aveva cinquant'anni, mentre il profilo dello Squartatore (ad esempio quello redatto dal'agente dell'FBI John Douglas) suggerisce che l'assassino avesse tra i 20 e in 40 anni.

Oltre a queste considerazioni va notato che il libro contiene errori che l'assassino non poteva compiere. Dice ad esempio che dopo aver asportato i seni di Mary Kelly li posò sul comodino accanto al letto, ma questo non corrisponde al vero: in realtà uno dei seni fu trovato sotto la testa della donna e l'altro ai suoi piedi insieme al fegato.

L'autore del manoscritto sostiene anche di essere l'autore di molte delle lettere inviate alla stampa o alla polizia durante il periodo degli omicidi di Whitechapel, ma oggi la gran parte dei ricercatori sostiene che quelle missive fossero dei falsi.

Uno degli indizi proposti da chi crede all'originalità del diario è che l'assassino avrebbe scritto FM sul muro accanto al cadavere di Mary Kelly con il sangue di quest'ultima; le lettere sarebbero le iniziali della moglie di Maybrick, Florence Maybrick, ad indicare che l'uomo rivide la moglie in Mary Kelly mentre la uccideva. Francamente questa asserzione è oltre il ridicolo, nelle immagini proposte le due lettere sembrano essere solo colate di sangue sul muro senza una forma precisa. Si tratta evidentemente di un caso di pareidolia. Inoltre vorremmo sapere quale uomo si riferirebbe alla moglie usando anche il cognome.

Nel 1995 Barrett confessò in due affidavit che il testo del diario era un falso creato da lui e dalla moglie, ma ritrattò poco dopo aggiungendo confusione a una situazione già abbastanza intricata.

A settembre di quest'anno Robert Smith ha pubblicato un libro che proverebbe l'autenticità del diario. Non abbiamo ancora letto il testo di Smith, ma è più che ovvio che il diario è un falso, e nemmeno dei migliori; quand'anche Smith avesse dimostrato che il diario risale all'epoca vittoriana al massimo può giungere alla conclusione che James Maybrick fosse un mitomane che si è attribuito opere che non ha compiuto.

In estrema sintesi, basta una lettura al diario per capire che ci troviamo di fronte a un falso. James Maybrick può essere tranquillamente escluso dalla lista dei sospetti.


Link Amazon: The Diary of Jack the Ripper

giovedì 29 giugno 2017

Ripper: The Secret Life of Walter Sickert di Patricia Cornwell

La traduzione in inglese è disponibile qui.


Non contenta di aver scritto uno dei peggiori e più risibili libri su Jack lo Squartatore nel 2002, la giallista Patricia Cornwell è tornata sull'argomento a distanza di 15 anni, sempre più ossessionata dalla sua assurda convinzione che l'assassino sia il pittore Walter Sickert dalla quale non sembra proprio volersi schiodare.

La scrittrice, che sicuramente ha investito molto tempo e risorse nella sua ricerca, persevera nell'incolpare Sickert sulla base di indizi quali la sua capacità di travestirsi, alterare il tono della propria voce e parlare lingue diverse. La Cornwell insiste sul fatto che Sickert sia l'autore di molte delle lettere inviate dall'assassino alla polizia e anche di alcune di quelle inviate da cittadini preoccupati che davano consigli agli inquirenti su come agire. Queste ultime in particolare fanno riferimento al fatto che l'assassino potesse avere deformità fisiche che lo rendevano incapace di rapporti sessuali. La Cornwell però non spiega l'evidente assurdità che emerge da questa teoria: cioè perché Sickert, geniale nello sfuggire alla polizia, avrebbe dovuto seminare indizi che portavano proprio a lui.

L'autrice risponde anche alle critiche di chi sostiene che Sickert non possa essere lo Squartatore per il banale motivo che il pittore non era a Londra nel periodo in cui si sono svolti gli omicidi, l'autrice ribatte che sicuramente Sickert si trovava a Londra in quei mesi, ma l'indizio che proporne è di una debolezza imbarazzante: il pittore sarebbe stato nella capitale inglese perché in quel periodo c'era uno spettacolo teatrale con la sua attrice preferita, che sicuramente il presunto assassino voleva seguire.

The Handcart di Walter Sickert
Nel narrare la vita di Sickert, l'autrice insiste sui suoi dipinti che ritraggono scene di violenza e di morte, sulla sua severità verso i figli e il suo mancato rispetto delle regole sociali; ovviamente nulla di tutto ciò fa di Sickert un serial killer, ma la Cornwell lo crede fermamente. L'autrice sottolinea anche la similarità tra molte delle lettere attribuite allo Squartatore e lo stile di scrittura di Sickert, da cui emerge che l'autrice si è autoconvinta che le lettere siano autentiche, mentre secondo tutti gli altri ricercatori erano tutte false (forse ad esclusione di quella che inizia con From Hell).

La Cornwell dedica anche un'ampia sezione del libro ai problemi di salute di Sickert e in particolare a una fistula per la quale fu operato più volte. Secondo fonti vicine alla famiglia la fistula di Sickert era all'ano; per inspiegabili motivi la Cornwell crede invece che Sickert avesse una malformazione al pene che lo rendeva incapace di rapporti sessuali. Di nuovo, non si capisce da cosa nasca la sua convinzione, né perché questo farebbe del pittore un serial killer.

Nel capitolo sulla morte di Polly Nichols la Cornwell sostiene che il quadro di Sickert intitolato The Handcart (immagine sopra), che ritrae uno dei carretti che veniva utilizzato per rimuovere i cadaveri dalle strade, sarebbe stato ispirato dalla rimozione di una delle vittime dello Squartatore, in quanto lo stesso Sickert si sarebbe nascosto nell'ombra ad attendere che i medici portassero via la vittima. Anche questa teoria è completamente folle e parecchio stupida. Anzitutto non si capisce quale sia il legame tra il quadro di Sickert e la morte della Nichols perché il quadro mostra un carretto scarico e in piena luce del giorno, in secondo luogo è oltre l'assurdo che l'assassino sporco di sangue e con un coltello da nascondere resti sulla scena ad assistere alla rimozione della salma.

Patricia Cornwell osserva da vicino il quadro Patrol
Non appagata dalla colossale scemenza appena asserita, la Cornwell analizza anche il quadro di Sickert intitolato Patrol (immagine accanto) che mostra una poliziotta dallo sguardo spaventato; secondo l'autrice anche questa sarebbe una prova che l'autore del dipinto sia l'assassino perché lo sguardo della poliziotta sarebbe rivolto a una delle vittime dello Squartatore. Di nuovo, un'assunzione del tutto folle e senza uno straccio di prova. Inoltre la Cornwell sostiene che il dipinto sia del 1921, mentre secondo il libro Sickert: Paintings and Drawings di Wendy Baron risalirebbe agli anni 30; in qualunque caso la Cornwell ci sta dicendo che Sickert avrebbe dipinto una scena vista almeno 30 anni prima.

Ma la più ridicola delle asserzioni dell'autrice deve ancora arrivare. La Cornwell sostiene che Sickert abbia intenzionalmente lasciato delle impronte digitali sulle lettere dello Squartatore, nonostante al tempo non si usasse la rilevazione delle impronte nelle indagini, perché Sickert potrebbe aver conosciuto Arthur Conan Doyle nei cui romanzi Sherlock Holmes introduce il rigore scientifico nelle indagini. Premesso che, quand'anche così fosse, non si capisce perché Sickert avrebbe ancora una volta disseminato indizi che puntavano contro di lui, la Cornwell dimostra anche totale ignoranza letteraria, oltre a quella del buon senso già ampiamente dimostrata. Banalmente, nei romanzi di Sherlock Holmes non c'è alcun rigore scientifico, ma le deduzioni dell'investigatore (che si basano su dettagli che il narratore non rivela al lettore) fanno spesso sorridere il disincantato lettore odierno.

Purtroppo, nonostante lo sforzo dell'autrice, il livello della ricerca della Cornwell è questo: bassissimo. La scrittrice pensa che si possa incolpare un uomo di omicidio seriale sulla base dei suoi dipinti, della sua scrittura e dei suoi problemi fisici, buttando nel cestino secoli di conquiste in campo investigativo.

Questo libro sarà forse utile per chi è interessato alla biografia di Walter Sickert, ma è un'inutile perdita di tempo per chi indaga sugli omicidi di Jack lo Squartatore.


Link Amazon: Ripper: The Secret Life of Walter Sickert (Inglese)

sabato 27 maggio 2017

Frances Coles è una vittima dello Squartatore?

Frances Coles è l'ultima delle donne morte a Whitechapel tra il 1888 e il 1891 ed è anche l'ultima possibile vittima dello Squartatore al di fuori delle cinque canoniche. La donna era una prostituta di 31 anni e fu trovata morta alle prime ore di venerdì 13 febbraio del 1891 sotto a un ponte di Whitechapel.

Frances fu vista intorno all'1:30 della notte tra il 12 e 13 febbraio del 1891 in un locale di Wentworth Street. Uscì dal locale intorno alle 1:45 dirigendosi verso Brick Lane attraversando Commercial Street. All'1:45 Frances incontrò un'altra prostituta che conosceva, di nome Ellen Callana; un attimo dopo Ellen venne avvicinata da un uomo con una coppola che le chiede una prestazione sessuale, Ellen rifiutò e l'uomo la colpì al volto con un pugno lasciandole un occhio nero. Il medesimo uomo si allontanò quindi con Frances che, ignorando i suggerimenti di Ellen, accettò la richiesta di questi.

Alle 2:15 l'agente di polizia Ernest Thompson stava percorrendo Chambers Street quando sentì i passi di un uomo avanti a sé che si allontanava verso Mansell Street, arrivato all'altezza di Swallow Gardens vide sotto al ponte della ferrovia (oggi chiuso e al passaggio pedonale) il corpo steso a terra di Frances Coles, la donna sanguinava copiosamente dalla gola ma era ancora viva, Thompson la vide infatti aprire e chiudere un occhio. Il poliziotto chiamò i soccorsi con il fischietto, ma la donna morì prima che arrivasse il medico.

Il medico legale che eseguì l'autopsia constatò che la donna aveva delle ferite alla nuca, come se fosse stata spinta al suolo violentemente prima di essere uccisa, e la gola recisa da tre tagli di cui due da sinistra a destra e uno da destra a sinistra; il cadavere non presentava altri tagli.

Come appare oggi il luogo del ritrovamento del cadevere

Nel caso di Frances Coles è difficile stabilire quale sia la probabilità che la donna sia una vittima di Jack lo Squartatore, perché sono forti gli indizia sia a favore sia contrari.

Argomenti a favore:
  • la vittima è stata uccisa di venerdì, in prossimità di un weekend
  • la vittima è stata sgozzata
  • il luogo dell'omicidio è molto vicino alle scene del crimine delle cinque vittime "canoniche"

Argomenti contrari:
  • la vittima presenta un taglio alla gola da destra a sinistra, mentre i tagli operati sulle vittime "canoniche" erano da sinistra a destra
  • l'addome della donna non è stato mutilato (questa apparente anomalia potrebbe essere spiegata dal fatto che l'assassino può essere stato disturbato dall'avvicinamento di Ernest Thompson)
  • la vittima è stata sbattuta a terra prima di essere uccisa, al contrario lo Squartatore era solito rendere le vittime incoscienti strangolandole prima di stenderle a terra

In base a quanto noto, non è possibile stabilire con certezza se Frances Coles sia o no una vittima di Jack lo Squartatore.

sabato 22 aprile 2017

Alice McKenzie è una vittima dello Squartatore?

Otto mesi dopo la fine dell'autunno di terrore, un nuovo omicidio fece tornare tra le strade di Whitechapel la paura dello Squartatore. Intorno all'una di notte del 17 luglio fu trovata morta, in circostanze molti simili a quelle delle prime quattro vittime "canoniche" la prostituta Alice McKenzie.

Alice fu vista viva per l'ultima volta alle 23:40 del 16 luglio dall'amica Margaret Franklin che era seduta con altre due donne sui gradini delle bottega di un barbiere in Flower and Dean Walk. Margaret chiamò Alice, ma questa non si fermò dicendo di essere di fretta. Alle 00:50 la donna fu trovata morta, stesa a terra in Castle Alley (oggi Old Castle Street) con la gola recisa e la gonna sollevata fino a scoprire l'addome mutilato. Nella stessa via erano passati alle 00:15 il poliziotto Joseph Alien, e alle 00:20 il poliziotto Walter Andrews. Alice fu quindi uccisa tra le 00:20 e le 00:50, probabilmente prima delle 00:45 perché a quell'ora iniziò a piovere e il terreno sotto al cadavere era asciutto.

Rosso: luogo del ritrovamento del cadavere
Verde: luogo dove Alice è stata vista da Margaret

Le ferite inferte sul corpo di Alice furono due tagli sul lato sinistro del collo, tagli sul seno e sul'addome, un taglio di circa 18 centimetri da sotto il seno sinistro fino all'ombelico, tagli sotto l'ombelico e un piccolo taglio sul monte di Venere.

Non è immediatamente ovvio se Alice McKenzie sia ascrivibile alle vittime dello Squartatore o no, pertanto bisogna analizzare tutti gli elementi a favore e contro questa teoria.

Argomenti a favore:
  • Alice McKenzie era una prostituta di quarant'anni, simile quindi per età e professione alle prime quattro vittime "canoniche"
  • la vittima è stata colpita al collo e all'addome
  • il luogo dove Alice McKenzie è stata trovata morta è all'interno della zona di comfort di Jack lo Squartatore dato dal triangolo che racchiude le scene del crimine di Chapman, Stride, Eddowes e Kelly

Argomenti contrari:
  • le vittime canoniche (e Martha Tabram) sono state uccise in date prossime a weekend o festività nazionali, Alice McKenzie è stata uccisa nella notte tra un martedì e un mercoledì
  • l'arma utilizzata era probabilmente più corta e meno appuntita
  • il taglio alla gola che le ha reciso la carotide era di soli dieci centimetri
  • i tagli addominali erano superficiali e la vittima non è stata sventrata
  • nonostante sia assodato che Jack lo Squartatore fosse destro, l'assassino di Alice McKenzie potrebbe essere mancino per via di alcune escoriazioni sul lato sinistro del ventre della donna fatte probabilmente dalla pressione della mano destra dell'assassino mentre operava i tagli con la sinistra

Le somiglianze sono tanto forti quanto le differenze e se ammettiamo che Alice McKenzie non sia vittima dello Squartatore dobbiamo assumere che sia stata uccisa da un imitatore, del resto le modalità di uccisione dello Squartatore erano ben note al pubblico grazie alla stampa.

Ad oggi non è possibile indicare in modo definitivo se Alice McKenzie sia una vittima di Jack lo Squartatore o di un altro assassino.

venerdì 31 marzo 2017

Ellery Queen - Uno Studio in Nero

Nel 1966 Ellery Queen, nome d'arte usato dai due cugini Frederic Dannay e Manfred Bennington Lee, pubblicarono il libro Uno Studio in Nero (A Study in Terror, nella versione originale), novelization del film omonimo dell'anno precedente di cui abbiamo già parlato. Nel romanzo lo scrittore e detective Ellery Queen riceve per posta un manoscritto del dottor Watson che narra l'indagine condotta da Sherlock Holmes per scovare Jack lo Squartatore nell'autunno del 1888 a Whitechapel. La parte del libro relativa a Watson e Holmes è stata scritta da Paul W. Fairman, mentre le brevi parti con i commenti di Ellery Queen sono stati scritti dai due cugini titolari del marchio.

La storia narrata nel manoscritto si prende qualche libertà rispetto a quanto accade nel film, ma è complessivamente la stessa. Il racconto di Watson termina con la stessa conclusione, cioè che lo Squartatore sarebbe il nobile Lord Carfax; tuttavia Queen aggiunge al termine della propria lettura il colpo di scena in cui rivela che Holmes ha volutamente fatto credere che il colpevole fosse Carfax mentre nella realtà era l'anziano padre dello stesso, di cui sia Holmes sia Carfax hanno preferito non macchiare la reputazione.

A parte il colpo di scena finale che aggiunge un bel tocco di creatività, questo è davvero uno dei peggiori romanzi di Ellery Queen. Nulla di quanto succede ha alcuna parvenza di senso, ad esempio non si capisce proprio per quale motivo Holmes avrebbe dovuto salvare la reputazione del vero Squartatore quando questi era già morto, e non è meno risibile che un anziano nobile giri per le strade a squartare prostitute. Nel racconto non esiste alcun riferimento alle vere vittime dello Squartatore (aspetto che nel film era salvaguardato), salvo una di esse che viene chiamata genericamente "Polly" senza un cognome ed indicata come quinta vittima. In questa trama lo Squartatore è semplicemente un mostro come un altro, avrebbe potuto essere sostituito da Mr Hyde o Dracula e la storia sarebbe rimasta immutata.

Questo breve romanzo è, in sintesi, poco più di una curiosità all'interno della vicenda di Jack lo Squartatore che non aggiunge nulla alla storia del serial killer, ma è anche una delle peggiori prove di uno dei più grandi giallisti di ogni tempo.

venerdì 24 marzo 2017

L'omicidio di Mary Ann Nichols

Mary Ann Nichols, nota anche con il soprannome di Polly, è la prima delle cinque vittime "canoniche" dello Squartatore. Fu uccisa nelle prima ore del 31 agosto del 1888 in Buck's Row (oggi nota come Durward Street).

La notte in cui fu uccisa la Nichols incontrò l'amica Ellen Holland intorno alle 2:20 all'angolo tra Whitechapel Road e Osborn Street. Le due parlarono per circa dieci minuti e durante la conversazione Ellen cercò di convincere Mary Ann a tornare a casa, anche per il fatto che la Nichols era palesemente ubriaca. Quest'ultima non accettò il suggerimento e salutò l'amica rimettendosi in cammino verso est su Whitechapel Road. Durante il breve colloquio le due sentirono le campane della chiesta di Saint Mary battere le 2:30.

Alle 3:40 circa un cocchiere di nome Charles Cross entrò in Buck's Row a piedi per recarsi al mercato dove lavorava come fattorino e, appena prima di uno slargo della strada, vide a terra un oggetto che gli parve sulle prima un telone abbandonato, quando poi si avvicinò capì che si trattava invece di un cadavere di donna. Poco dopo sopraggiunse un altro uomo a piedi, anch'egli un cocchiere, di nome Robert Paul; Cross attirò la sua attenzione e gli indicò il cadavere. La donna giaceva a terra in posizione supina con i vestiti sollevati oltre la vita. Cross toccò le mani del cadavere sentendole fredde e senza vita, tuttavia Paul pensò invece che la donna respirasse ancora debolmente. I due le abbassarono i vestiti coprendola fino alle ginocchia, nel buio non notarono i tagli alla gola. Si allontanarono entrambi per cercare qualche poliziotto e trovarono un agente chiamato Jonas Mizen all'incrocio tra Hanbury Street e Old Montague Streets e chiesero all'uomo di seguirli dove avevano rivenuto la donna deceduta. Nel frattempo anche l'agente John Neil arrivò sulla scena per caso durante una ronda alle 3:45. Quando arrivò Mizen, Neil mandò quest'ultimo a chiamare il medico legale Rees Ralph Llewellyn.

Rosso - luogo dell'incontro tra Nichols e Holland e direzione presa dalla Nichols
Blu - luogo del ritrovamento del cadavere
Verde - luogo dell'incontro tra Cross, Paul e Mizen

Llewellyn arrivò in pochi minuti e accertò che la vittima aveva la gola tagliata ed era morta da non più di mezz'ora, del resto lo stesso Neil era passato di lì proprio circa mezz'ora prima e non aveva notato nulla. Llewellyn chiese che il corpo fosse trasferito all'obitorio per le analisi. Il medico osservò anche che il sangue a terra sembrava essere relativamente poco rispetto alle aspettative, tuttavia fu presto riscontrato che era stato assorbito dagli abiti della donna che infatti aveva la schiena imbrattata del suo stesso sangue.

Il medico constatò poi che la vittima aveva due squarci sul collo, entrambi inflitti da sinistra a destra. Il primo si trovava due centimetri e mezzo (un pollice( sotto alla mandibola e iniziava da sotto l'orecchio per proseguire verso destra per dieci centimetri (quattro pollici). Il secondo taglio era due centimetri e mezzo (un pollice) sotto al primo e iniziava due centimetri e mezzo (un pollice) a destra dell'orecchio sinistro per terminare sette centimetri e mezzo (tre pollici) sotto la mandibola, la lunghezza da sinistra a destra era di circa venti centimetri (otto pollici). Con questo secondo taglio l'omicida aveva reciso alla vittima la gola fino alle vertebre. L'assassino aveva anche aperto l'addome della donna da sotto la gabbia toracica fino al bacino, inoltre le inferse tagli in varie zone del busto e due tagli sulla vagina. La donna riportava anche un livido sul lato destro del viso provocato probabilmente da una pressione operata con una mano, ad esempio per tenerle ferma la testa, o da un pugno.

Il medico stimò che la lama che aveva ucciso la Nichols doveva essere lunga tra quindici e venti centimetri (sei e otto pollici).

La Nichols aveva con sé al momento della morte un pettine, uno specchio e un fazzoletto. Il cadavere non fu identificato subito, ma nel giro di ventiquattro ore con l'aiuto di Ellen Holland.

venerdì 17 marzo 2017

Thames Torso Murders - le vittime

Jack lo Squartatore non fu l'unico serial killer che agì nella Londra vittoriana, nello stesso periodo avvenne infatti la serie di omicidi nota come Thames Torso Murders. Anche quest'altro serial killer non fu mai identificato. Di seguito elenchiamo le vittime che gli vengono di solito attribuite.

Battersea Mystery 1873

Il 5 settembre del 1873 un quarto di torso di donna fu ritrovato vicino a Battersea. In seguito furono ritrovati in varie zone della città un seno destro, un avambraccio sinistro, il bacino e altri resti fino a ricomporre quasi interamente il cadavere.

Battersea Mystery 1874

Nel giugno del 1874 il corpo smembrato di una donna fu trovato nel quartiere di Putney, adiacente a Battersea, luogo del primo ritrovamento.

Tottenham Court Road Mystery

Il 24 ottobre del 1884 furono trovato vicino a Tottenham Court Road i resti di un cadavere di donna. Pochi giorni dopo un pacco contenente un braccio umano con un tatuaggio fu trovato a Bedford Square.

Rainham Mystery

L'11 maggio del 1887 un torso di donna chiuso in un sacco di tela fu trovato nel Tamigi nel quartiere di Rainham. Tra maggio e giugno altri brandelli dello stesso cadavere furono trovati in varie zone della città; alla fine il cadavere fu ricostruito integralmente ad esclusione della testa e della punta dei piedi.

Whitehall Mystery

Tra l'11 settembre e il 2 ottobre del 1888 i resti di un cadavere di donna furono trovati in tre diversi luoghi della città, tra cui la futura sede di Scotland Yard. Il cadavere non fu identificato e il corpo non fu ricostruito per intero in quanto l'addome, la gamba destra e la testa non vennero mai trovati.

Elizabeth Jackson

Il 4 giugno del 1889 il torso di una donna fu trovato nel Tamigi nel quartiere di Horsleydown, la settimana seguente altri pezzi dello stesso cadavere furono trovati nel fiume. La testa non fu mai rinvenuta. Il cadavere fu identificato come Elizabeth Jackson, una prostituta residente a Chelsea, grazie a una cicatrice sul braccio. Al momento dell'uccisione la donna era incinta di sei o sette mesi, il feto rimossole dall'utero non fu mai rinvenuto.

Il torso di Pinchin Street

Il 10 settembre 1889 il torso di una donna fu ritrovato a Pinchin Street. Il cadavere non fu mai identificato.

Altre possibili vittime

Nel libro The Thames Torso Murders of Victorian London l'autore R. Michael Gordon sostiene che ci possano essere altri casi collegati a questa serie di omicidi. Nel novembre del 1886 il torso di una donna fu trovato sui gradini di una chiesa a Parigi. Dal cadavere mancavano testa, gambe, braccio destro, seno sinistro e utero. Nel giugno del 1902 il cadavere smembrato di una donna fu trovato a Salamanca Alley, a Londra.

venerdì 10 marzo 2017

Lo Squartatore era mancino?

Una credenza comune vuole che Jack lo Squartatore fosse mancino. L'origine di questa credenza si trova in una dichiarazione del dottor Llewellyn a seguito di una prima ispezione del cadavere di Mary Ann Nichols.

Tuttavia la prima impressione del medico si rivelò errata. Anzitutto deve essere considerato che alle prime quattro vittime "canoniche" fu tagliata la gola con un movimento da sinistra a destra. Il modus operandi dell'assassino prevedeva di rendere dapprima le vittime incoscienti strangolandole e poi di squartarle dopo averle stordite; prova di ciò si riscontra nel pallore visibile sul viso della Nichols e sulla lingua gonfia e protesa nel caso di Annie Chapman. Per sgozzare una vittima in stato di incoscienza e quindi stesa a terra si possono tenere quattro posizioni: alla sua destra, alla sua sinistra, a cavalcioni sopra di lei o dietro la stessa.

Nel caso dello Squartatore l'ipotesi più probabile è l'ultima, cioè che l'assassino si inginocchiasse dietro alla vittima, le tenesse la testa con una mano e con l'altra le tagliasse la gola. In questo modo lo schizzo di sangue non avrebbe sporcato, se non in misura minima, l'assassino stesso posto dietro la vittima. Questa ipotesi è sostenuta anche da Phil Sugden nel volume The Complete History of Jack the Ripper, e per recidere la gola da sinistra a destra in questa posizione l'assassino deve usare la mano destra.

Inoltre il taglio addominale praticato su Catherine Eddowes tendeva verso sinistra, indicando che fosse una mano destra ad averlo fatto.

Ma quindi, cosa ha portato Llewellyn alla prima valutazione sbagliata?

Il dottor Llewellyn probabilmente ipotizzò che lo Squartatore avesse sgozzato Mary Ann Nichols da una posizione frontale, in piedi davanti a lei o seduto a cavalcioni sulla vittima stesa. Del resto il medico diede questo parere prima di operare l'autopsia e lui stesso cambiò idea dopo l'esame autoptico.

Possiamo quindi concludere che non c'è motivo per ritenere che lo Squartatore fosse mancino, al contrario che fosse destro è estremamente più probabile.

giovedì 2 marzo 2017

Martha Tabram è una vittima dello Squartatore?

Tra le donne morte a Whitechapel nel 1888 oltre alle cinque "canoniche", Martha Tabram occupa un posto particolare perché è la più probabile vittima dello Squartatore al di fuori della sequenza comunemente accettata.

La Tabram fu trovata cadavere nelle prime ore del 7 agosto 1888 in George Yard, oggi Gunthorpe Street. La donna fu uccisa com 39 coltellate in varie parti del corpo tra cui il collo, il seno, l'addome e la vagina; il cadavere era steso supino con i vestiti sollevati fino a fin sopra la vita.

E' evidente che l'assassino della Tabram ha usato un modus operandi diverso da quello riscontrato sulle cinque vittime dello Squartatore: Martha infatti non fu sgozzata, né eviscerata. Inoltre l'assassino usò due armi diverse; 38 colpi furono infatti inferti con un coltellino pieghevole e uno solo, quello allo sterno, con un coltello lungo come una baionetta o un pugnale (quest'ultimo analogo all'arma usata negli omicidi di Polly Nichols, Annie Chapman, Catherine Eddowes e Mary Kelly).

Tuttavia è comune che i serial killer cambino il proprio modus operandi quando acquisiscono maggiore esperienza, e quindi il cambio di metodo di offesa in sé non deve escludere che la Tabram sia una vittima dello Squartatore; basti considerare che anche all'interno del gruppo delle cinque "canoniche" la brutalità aumentò dal primo al quinto delitto.

Inoltre le cinque "canoniche" sono state uccise nell'intorno dei giorni 8 e 30 del mese (Annie Chapman l'8 settembre e Mary Kelly il 9 novembre; Mary Ann Nichols il 31 di agosto ed Elizabeth Stride e Catherine Eddowes il 30 settembre), ed essendo stata uccisa il 7 agosto Martha Tabram rientrerebbe in questo schema. Un'altra somiglianza riguarda il fatto che le cinque vittime "canoniche" sono state uccise di venerdì, sabato o domenica (cioè nelle vicinanze di giorni non lavorativi) e la Tabram fu uccisa nella notte dell'August Bank Holiday (festa nazionale che cadeva in UK il primo lunedì di agosto, sostituito con l'ultimo lunedì dello stesso mese nel 1971).

Inoltre la Tabram fu uccisa all'interno della zona di comfort secondaria dello Squartatore individuata dall'agente speciale dell'FBI John Douglas nel profilo che ha stilato dell'assassino. La zona è delineata dal triangolo che unisce i luoghi delle uccisioni di Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Kelly. Questo potrebbe essere giustificato dal fatto che lo Squartatore si è prima mosso nella sua area di comfort primaria, quindi si è spostato a ovest temendo che le indagini si stessero intensificando nella prima zona, per poi spostarsi di nuovo verso est.



Pertanto la nostra conclusione è che per i motivi sopra descritti Martha Tabram sia una probabile vittima dello Squartatore e a differenza di altre precedenti alle cinque "canoniche", come Emma Elizabeth Smith, non possa essere esclusa dalla lista delle donne uccise dal serial killer di Whitechapel.

venerdì 24 febbraio 2017

A Study in Terror (Sherlock Holmes Notti di Terrore) - film di James Hill, 1965

Il film A Study in Terror (tradotto in italiano come Sherlock Holmes Notti di Terrore) del 1965 costituisce la prima opera cinematografica in cui il celebre serial killer di Whitechapel incontra l'investigatore nato dalla creatività di Sir Arthur Conan Doyle; in oltre un secolo i due si sono incontrati moltissime volte in film, romanzi e videogiochi. Il film servì anche come spunto per il romanzo di Ellery Queen dallo stesso titolo (e non viceversa, come molti credono) uscito l'anno seguente.

Il film si apre con l'omicidio di Emma Smith che viene pugnalata al collo nelle strade di Whitechapel. Poco dopo anche Polly Nichols, dopo aver trascorso la serata nel locale di un uomo chiamato Max Steiner, fa la stessa fine per mano dello stesso assassino. Dopo l'omicidio di Annie Chapman in circostanze analoghe alle due precedenti, l'azione si sposta nella casa di Sherlock Holmes dove Watson sta leggendo disgustato sul giornale delle prostitute morte a Whitechapel. Holmes riceve quindi per posta una scatola contenente strumenti chirurgici da cui manca un bisturi per le autopsie. Holmes capisce che l'oggetto è stato dato in pegno in un negozio di Whitechapel e trova uno stemma nobiliare sotto un pezzo di velluto sovraimposto da cui riesce a risalire alla famiglia a cui l'oggetto era appartenuto.

Holmes e Watson incontrano quindi il duca Osborne, che conferma che gli strumenti appartengono al figlio Michael il quale ha lasciato le casa ed è stato disconosciuto. Prima di lasciare il palazzo i due incontrano anche il secondogenito del duca, Lord Carfax, che si mostra più desideroso di fornire informazioni e conferma di non aver più legami con il fratello che era andato a studiare alla Sorbona senza però completare gli studi, da allora era tornato in Inghilterra dove non aveva più allacciato rapporti con la famiglia.

Holmes e Watson si spostano quindi al negozio di pegni di Whitechapel da cui l'oggetto ricevuto era stato acquistato da una donna di nome Angela Osborne. I due incontrano poi l'ispettore Lestrade che li aiuta a visionare il cadavere di Annie Chapman e all'obitorio incontrano anche il medico Murray. Il dottore, che viene assistito da un aiutante dall'aspetto sinistro e malato, oltre a esercitare la professione medica è proprietario di un ospizio per diseredati poco distante. Su indicazione di Holmes, Watson va all'ospizio a chiedere di incontrare Angela Watson e insiste con forza anche dopo che gli viene detto che la donna non è lì. Dopo l'alterco tra Watson, Murray e la nipote Sally (che insieme al medico gestisce la struttura), quest'ultima lascia l'ospizio e viene seguita da Holmes travestito da barbone. L'investigatore quindi ritrova Lord Carfax nella casa in cui Sally entra.

Carfax a quel punto confessa la storia del fratello per intero. Michael tornò dalla Francia e sposò una prostituta, un uomo che venne a sapere il fatto minacciò Carfax di rivelare la verità al padre. Carfax dovette pagare per comprare il silenzio del ricattatore, fino quando convinse l'uomo a rivelargli dove Michael si nascondesse. Il ricattatore gli rispose che lo avrebbe trovato all'ospizio di Murray, ma lì viene detto a Carfax che il fratello è rimasto per qualche tempo ma ora non c'è più, tuttavia questo gli consentì di conoscere Sally. Carfax aggiunge che con i soldi estorti il ricattatore si comprò una taverna, lo spettatore capisce quindi che si tratta di Max Steiner.

Holmes e Watson vanno quindi alla taverna di Steiner dove Watson attira le attenzioni, non ricambiate, di Catherine Eddowes; i due fronteggiano il proprietario chiedendogli indicazioni su dove si trovi Michael. Holmes capisce quindi che la prostituta sposata da Micheal era proprio Angela Osborne la quale era alleata di Steiner nel ricatto, questi però sostiene di non sapere dove la donna si trovi. Mentre si allontanano i due vengono aggrediti da due sconosciuti, che Holmes mette fuori combattimento dimostrando di saper usare bene mani e bastone. Quella stessa notte Elizabeth Stride viene pugnalata e uccisa in mezzo alla strada.

Visto il montare della protesta popolare che denuncia la situazione di degrado, il Primo Ministro incarica Mycroft Holmes di convincere il fratello Sherlock ad occuparsi ufficialmente del caso. Mentre Mycroft parla con Sherlock irrompe Lestrade che porta a Holmes la famosa lettera Dear Boss. Holmes incontra ancora Murray mentre questo è intento all'esame autoptico sul corpo della Stride sempre assisto dal suo sinistro aiutante; il medico conferma a Holmes che l'assassino delle quattro donne è lo stesso e che questo deve avere alcune basi di conoscenza medica. Holmes manifesta quindi i suoi sospetti nei confronti di Micheal Osborne, che aveva conoscenze mediche e buoni motivi per odiare le prostitute.

Quella notte perde la vita anche Mary Kelly che attira dalla finestra lo Squartatore nelle propria casa. Holmes torna all'obitorio dove e viene aggredito dallo Squartatore che però riesce a fuggire senza farsi vedere in faccia.

Holmes torna quindi a incontrare Murray che gli racconta di aver davvero conosciuto Micheal Osborne e che questi scoprì il piano criminale di Angela Osborne e Max Steiner. Durante uno scontro fisico tra Michael e Steiner una bottiglia di acido finì accidentalmente sul viso di Angela che rimase sfigurata. Murray rivela quindi a Holmes l'ultimo pezzo del puzzle: Micheal Osborne è ancora all'ospizio ed è proprio il suo strano aiutante. Poco dopo Holmes e Watson vengono condotti a vedere lo scempio che lo Squartatore ha fatto del corpo della Kelly.

Holmes e Watson vanno quindi di nuovo a incontrare Steiner dove riescono, anche con metodi poco ortodossi, a convincerlo a farli incontrare Angela, che è la vera proprietaria della taverna, in quanto Max è solo uno stipendiato. La donna durante la discussione conferma la ricostruzione di Holmes e mostra il lato sfigurato del suo volto. Il giorno seguente Holmes e Carfax riportano Micheal nella casa paterna, dove viene riaccolto.

Resta solo da scoprire l'identità dello Squartatore, Holmes lo ha già evinto ma per il momento non lo rivela. Holmes si nasconde quindi nottetempo in casa di Angela sapendo che sarà lei la prossima vittima, lo Squartatore non si fa attendere e Holmes lo disarma e conferma i suoi sospetti: l'omicida è Lord Carfax. I due lottano e la casa va a fuoco dopo che Carfax, con un urlo animalesco, lancia una lampada addosso a Holmes. L'investigatore scappa, mentre Carfax resta ucciso.

In ultimo, tornati a casa, Holmes spiega a Watson come ha fatto ha scoprire l'assassino da dettagli apparentemente insignificanti e che Carfax voleva in realtà eliminare solo Angela perché non infangasse il nome di famiglia, ma non avendola mai vista pensò di eliminare una alla volta tutte le prostitute di Whitechapel.

Come è ovvio, questo film non ha alcuna pretesa di storicità, ma regala solo un'ora e mezza di divertimento. La storia come narrata si prende infatti molte libertà rispetto a come si è svolta in realtà. Anzitutto le vittime vengono solo pugnalate e non sgozzate e sventrate. Nel film viene anche detto che la Nichols è morta a tre giorni di distanza dalla Smith, mentre nella realtà passarono ben cinque mesi. Polly Nichols viene uccisa in una vasca di acqua, mentre nella realtà fu trovata in strada. In ultimo, nel film Mary Kelly attira il suo assassino nella sua casa al primo piano, ma è ben noto che la donna vivesse al piano terra e questo fu fondamentale per il modo in cui il cadavere fu trovato.

Il film si concede anche qualche grossolana ingenuità. Come il coltello che perfora il collo della Smith e che viene dall'assassino lasciato nel corpo della vittima. Al contrario mostra un Holmes più simile a quello del canone di Arthur Conan Doyle, in grado di passare all'azione e anche alle mani quando la situazione lo richiede.

Il doppiaggio italiano è impreziosito dalla presenza di voci storiche, quali Giuseppe Rinaldi che dà la voce a Sherlock Holmes e Ferruccio Amendola che doppia ben tre comparse: il macellaio che rifiuta i favori sessuali di Annie Chapman, il poliziotto che invita Elizabeth Stride a non stare in giro di notte e il maggiordomo del Primo Ministro.

Oltre ad essere un film divertente a interessante, questa pellicola costituisce anche la prima fiction che mostra l'ipotesi del complotto reale (anche gli Osborne sono dei duchi di cui non è chiara la parentela con la famiglia della regina), ma come è evidente dalla trama del film questa non ha alcun realismo e può essere giusto relegata alle fiction.

lunedì 20 febbraio 2017

Portrait of a Killer - Jack the Ripper Case Closed di Patricia Cornwell

C'era una volta una famosa scrittrice di romanzi di successo, che creò personaggi entrati nell'immaginario collettivo come Kay Scarpetta o Judy Hammer. La stessa scrittrice dopo dodici anni di successi decise di gettare la propria carriera e credibilità alle ortiche dimostrando incompetenza e superficialità in un maldestro tentativo di individuare la vera identità di Jack lo Squartatore.

Stiamo ovviamente parlando di Patricia Cornwell e del suo saggio del 2002 intitolato Portrait of a Killer - Jack the Ripper Case Closed (tradotto in italiano come Ritratto di un assassino: Jack lo Squartatore Caso chiuso), in cui propone una stupida e ridicola teoria secondo cui lo Squartatore di Whitechapel sarebbe il pittore Walter Sickert. Le prove, secondo la scrittrice, starebbero nelle lettere inviate dallo Squartatore su cui sarebbe stato trovato il DNA mitocondriale di Sickert. La Cornwell sembra quindi ignorare che tutte le lettere in questione, con la sola esclusione di quella che inizia con From Hell, sono ritenute dei falsi; quindi quand'anche Sickert fosse l'autore delle lettere, questo al massimo farebbe di lui un burlone che si divertiva a prendere in giro gli inquirenti e non un pericoloso serial killer. La Cornwell sembra anche ignorare che in oltre un secolo su quelle lettere si sono sicuramente sovrapposti frammenti di DNA mitocondriale di altre persone che le hanno toccate e che in ogni caso il DNA mitocondriale non identifica univocamente le persone, ma campioni uguali possono appartenere a persone diverse.

Inoltre la scrittrice sostiene che indicazioni della colpevolezza di Sickert si trovino anche nelle sue tele, che descrivono donne morte spesso in condizioni simili ai veri omicidi dello Squartatore. Ma purtroppo per lei gli unici casi di omicidio simili a quelli raffigurati da Sickert sono quelli di Mary Kelly e Catherine Eddowes, ovvero i due di cui esistono delle foto. E' quindi estremamente più probabile che Sickert abbia visto quelle foto e vi si sia ispirato.

In ultimo, sostiene la scrittrice, Sickert sarebbe stato operato al pene e questo lo rendeva incapace di avere rapporti sessuali e aveva pertanto maturato negli anni un profondo odio verso il genere femminile. La Cornwell, che nell'ambito della sua ricerca ha comprato trentadue tele di Sickert spendendo 6 milioni di sterline, ha anche distrutto uno dei quadri di Sickert, compiendo un atto vandalico di indicibile stupidità, alla ricerca di reperti biologici.

E' abbastanza evidente che il libro di Patricia Cornwell altro non sia che un'accozzaglia di cretinate della peggior specie. Questo libro è una delle più grosse raccolte di stupidaggini sullo Squartatore che siano mai state scritte. La Cornwell infatti ignora i dettagli più importanti che confutano la sua tesi: tipo che Sickert viveva in Francia al tempo degli omicidi.

Visto il livello di credulità e incompetenza della scrittrice viene da chiedersi quanto siano realistici i suoi romanzi. Forse questo saggio del 2002 è utile almeno per una cosa: aver esposto uno dei più grandi bidoni della storia della letteratura contemporanea.

mercoledì 15 febbraio 2017

La mappa dei luoghi degli omicidi


  1. Mary Ann Nichols - Buck's Row (oggi Durward Street)
  2. Annie Chapman - Hanbury Street
  3. Elizabeth Stride - Berner Street (oggi Henriques Street)
  4. Catherine Eddowes - Mitre Square
  5. Mary Kelly - Miller's Court (oggi sostituito da un edificio)

mercoledì 8 febbraio 2017

Elizabeth Stride è una vittima dello Squartatore?

Susan Lynch nel ruolo di Elizabeth Stride nel film From Hell
Nonostante sia inclusa nelle cinque vittime "canoniche" dello Squartatore, alcuni studiosi ritengono che Elizabeth Stride, la prima delle due donne uccise nella notte tra il 29 e il 30 settembre, non sia stata vittima di Jack lo Squartatore ma di un altro assassino. La donna fu trovata morta dal cocchiere Louis Diemschutz, dipendente di un club poco distante, che entrò in Henriques Street, luogo del ritrovamento del cadavere, alla guida della propria carrozza intorno all'una di notte.

E' dell'opinione che la Stride non sia una vittima dello Squartatore, ad esempio, Donald Rumbelow che nel suo libro The Complete Jack the Ripper sostiene che l'assassinio della Stride sia profondamente diverso da quello delle altre quattro vittime "canoniche" per il fatto che la donna non è stata sventrata, ma solo sgozzata, e che il coltello usato per ucciderla era più corto di quello usato negli altri casi e dalla punta arrotondata.

La sera dell'omicidio la Stride fu vista da vari testimoni in compagnia di un uomo di statura media e dall'aspetto distinto per almeno un'ora dalle 23:45 alle 00:45. L'uomo baciava e abbracciava la Stride e i testimoni ricordano di averlo sentito dire You would say anything but your prayers e poco prima di separarsi la Stride gli avrebbe detto Not tonight, some other time. Secondo Rumbelow, quindi, la Stride era dapprima in compagnia di un uomo innamorato di lei che le chiese una prestazione sessuale, ma la donna rifiutò probabilmente perché aveva appuntamento con un altro uomo con cui invece aveva una relazione. Rumbelow continua sostenendo che la Stride avrebbe quindi incontrato la persona che aspettava, con la quale intraprese un litigio. L'uomo con cui stava litigando l'avrebbe quindi preterintenzionalmente uccisa. Questa teoria si basa anche sulla testimonianza di un immigrato ungherese, Israel Schwartz, che assistette alle prime fasi dell'aggressione, in cui vide l'uomo gettare a terra Elizabeth, avendo l'impressione che si trattasse di una lite domestica. Rumbelow arriva ad ipotizzare che il miglior candidato come omicida della Stride sia l'uomo con cui conviveva: Micheal Kidney.

In realtà la teoria di Rumbelow ha molte lacune. Anzitutto, non si capisce come sia possibile uccidere una persona in modo preterintenzionale sgozzandola. In secondo luogo non ci sembra realistico attaccare il proprio partner con un coltello durante una lite domestica, le prime armi sarebbero in quel caso le mani e i piedi. Inoltre il taglio alla gola della Stride era coerente con quello delle altre quattro vittime per lunghezza e profondità. Il taglio iniziava circa sei centimetri (due pollici e mezzo) sotto alla mandibola dal lato sinistro per terminare quattro centimetri (un pollice e mezzo) sotto l'estremità destra, e sul lato sinistro ha reciso la carotide alla vittima.

John Douglas nel libro The Cases That Haunt Us propone una spiegazione migliore: l'uomo con cui la Stride stava litigando potrebbe non essere il suo assassino. Questa ipotesi sebbene molto realistica viene completamente ignorata da Rumbelow. La donna potrebbe essere scappata dall'uomo con cui litigava e aver dopo incontrato lo Squartatore. Altrimenti dovremmo immaginare, sempre secondo Douglas, che la Stride sia caduta vittima di un altro killer, forse un imitatore. Ma è estremamente improbabile che questo sia successo a pochi minuti di distanza da un omicidio del vero Squartatore e anche nelle prossime vicinanze.

Secondo Douglas la Stride non è stata mutilata perché l'assassino è stato interrotto dall'arrivo di Louis Diemschutz, del resto se l'assassino non è l'uomo con cui Elizabeth è stata vista litigare, l'omicida ha avuto meno tempo per ucciderla del quarto d'ora tra le 00:45 e l'1:00 ipotizzato da Rumbelow. Non avendo potuto completare la propria opera, lo Squartatore ha dovuto cercare un'altra vittima su cui sfogare i propri istinti e la trovò in Catherine Eddowes. Non esiste una spiegazione per l'uso del coltello diverso, ma forse non serve: l'omicida poteva averne con sé due diversi per qualunque motivo, magari erano i suoi strumenti da lavoro.

John Douglas conclude la propria analisi dell'argomento dicendo di ritenere più probabile che la Stride sia una vittima dello Squartatore e anche noi riteniamo più credibile questa ipotesi.

sabato 4 febbraio 2017

Il rene spedito con la lettera From Hell

Il 16 ottobre del 1888 George Lusk, capo del Whitechapel Vigilance Committee ricevette un pacco inviato il giorno prima avvolto in carta marrone. Il pacco conteneva una lettera e un pezzo di rene, probabilmente umano, conservato sotto spirito. Il mittente affermava di essere lo Squartatore e sosteneva di inviare insieme alla missiva un pezzo del rene asportato a Catherine Eddowes, uccisa nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1888, aggiungendo il macabro dettagli di aver fritto e mangiato la restante metà. Lusk sostenne che per quanto l'organo fosse ripugnante non si trattava di un rene umano, ma di pecora e che la lettera e il suo insolito allegato fossero uno scherzo di cattivo gusto.

Il rene fu sottoposto alla verifica del dottor Openshaw del London Hospital che, secondo quanto riportato dal libro The Complete History of Jack the Ripper di Philipp Sugden, sostenne che si trattava di un organo umano sottratto ad un individuo adulto, di cui non sapeva identificare il sesso, che soffriva di abuso di alcolici. Openshaw non fu in grado di specificare da quanto tempo fosse stato rimosso dal corpo. Dopo Openshaw, il rene fu sottoposto anche al controllo del chirurgo della polizia Frederick Gordon Brown che confermò che si trattasse di un organo umano, ma per via della totale assenza di tracce di decomposizione sosteneva che non fosse stato tenuto sotto spirito per più di una settimana e quindi era estremamente improbabile che si trattasse dell'organo rimosso alla Eddowes. Tuttavia va notato che al rene in questione era attaccato un pollice (due centimetri e mezzo) di arteria renale e nel corpo della Eddowes ne restavano due pollici (cinque centimetri); di norma la lunghezza dell'arteria renale è di tre pollici (sette centimetri e mezzo).

Negli anni a seguire numerosi esperti si sono pronunciati sull'autenticità del pezzo di rene ricevuto da George Lusk esprimendo opinioni diverse. Non è possibile stabilire con certezza quale sia la verità, ma va notato che nel caso in cui si propenda per la burla questa deve per forza essere stata perpetrata da qualcuno addetto alle autopsie che ha potuto avere accesso a un rene da prelevare. Tuttavia ancora Sugden fa notare che i reni rimossi durante le autopsie venivano conservati in formalina, e non sotto spirito; inoltre nessuno dei ricercatori che ha indagato sugli omicidi dello Squartatore in più di un secolo ha riportato di aver trovato denunce di organi sottratti negli ospedali.

Martin Fido nel volume The Crimes, Detection and Death of Jack the Ripper sostiene che data l'alta percentuale di false comunicazioni dallo Squartatore e dato che nessuno degli inquirenti credette all'autenticità dell'organo, questo era probabilmente falso. L'agente speciale del'FBI John Douglas nel libro The Cases That Haunt Us asserisce che sia impossibile oggi stabilire da un punto di vista medico se il rene sia autentico e no, ma sottolinea che la missiva From Hell è l'unica a non usare il nome Jack the Ripper nonostante la risonanza mediatica che questo aveva acquisito.

Ad oggi, la posizione di Douglas resta la più equilibrata: i dubbi restano forti in entrambe le direzioni.

martedì 24 gennaio 2017

Il profilo di Jack lo Squartatore secondo l'agente speciale dell'FBI John Douglas

Pubblichiamo sul nostro blog la traduzione italiana del profilo dello Squartatore scritto nel 1988 dall'agente dell'FBI John Douglas.

Il testo è stato tradotto e pubblicato con il permesso dell'autore.

Ringraziamo John Douglas per la sua cortesia.

Il profilo di Jack lo Squartatore dell'agente speciale dell'FBI John Douglas

giovedì 12 gennaio 2017

Il graffito di Goulston Street

La mattina del 30 settembre 1888 dopo il ritrovamento dei cadaveri di Elizabeth Stride e Catherine Eddowes, l'agente di polizia Alfred Long rinvenne un pezzo di grembiule appartenente a Catherine Eddowes nell'atrio di un complesso residenziale tra i numeri 118 e 119 di Goulston Street. Il brandello di grembiule era stato strappato da quello che la Eddowes indossava e gli strappi sui due lembi combaciavano; il pezzo ritrovato a Goulston Street era sporco di sangue e materiale fecale, probabilmente espulso dalle viscere della vittima durante l'aggressione. La spiegazione più ovvia del ritrovamento del pezzo di grembiule in quella zona è che lo Squartatore nell'allontanarsi da Mitre Square (luogo dell'uccisione della Eddowes) si sia fermato nell'atrio di Goulston Street per pulire il coltello e le proprie mani con il brandello di grembiule per poi abbandonarlo a terra in un angolo.

Il portone all'interno del quale è stato trovato il brandello è molto stretto ed angusto, come si può vedere anche dalle immagini attuali disponibili su Google Street View, e pertanto molto buio nel cuore della notte. Numerose immagini sono presenti anche sul sito Casebook.org.

Accanto al posto del ritrovamento l'agente Long trovò una scritta a gesso su un muro di mattoni. Secondo quanto riportato da Long il testo del graffito era The Juwes are the men That Will not be Blamed for nothing. Negli anni i testimoni hanno riportato diverse versioni del testo quali The Juwes are not The men That Will be Blamed for nothing, The Juwes are the men who will not be blamed for nothing, The Jews are the men that won’t be blamed for nothing e The Jewes are not the men to be blamed for nothing. Di ciascuna di queste esistono diverse varianti in base a quali lettere vengano scritte in maiuscolo. Il rapporto ufficiale del sovrintendente della Polizia Charles Warren (immagine accanto) riporta la prima versione come riferita da Long

Quale che fosse il preciso testo originale e tenuto conto degli errori di grafia, il significato dovrebbe essere Gli ebrei sono gli uomini che non saranno accusati per niente.

Secondo quanto riportato dal libro Jack the Ripper - The Facts di Paul Begg, le lettere maiuscole erano alte circa due centimetri (tre quarti di pollice) e le minuscole erano più piccole in proporzione; pertanto tutte le ricostruzioni cinematografiche che mostrano scritte notevolmente più grandi e interamente in stampatello maiuscolo sono grossolanamente sbagliate (il fotogramma sotto è tratto dal film del 1988 di David Wickes Jack the Ripper, tradotto in italiano come La Vera Storia di Jack lo Squartatore).


Philipp Sudgen nel suo volume The Complete History of Jack the Ripper sostiene che si possano dare tre spiegazioni relativamente alla presenza di questo graffito. La prima è che si tratti di un evento slegato all'omicidio, che banalmente il graffito fosse presente prima che lo Squartatore gettasse il pezzo di grembiule e che non abbia alcun legame con quanto accaduto. La seconda è quella di prendere il messaggio alla lettera e di ritenere che lo Squartatore fosse ebreo e che stesse indicando alla polizia la propria appartenenza, magari per vantarsi del proprio successo. La terza è quella di ritenere che lo Squartatore non fosse ebreo e che abbia scritto quel testo sul muro per sviare le indagini.

Una quarta e poco realistica versione fu proposta da Stephen Knight nel suo celebre libro Jack the Ripper: The Final Solution: Knight sostiene che Juwes sarebbe il nome collettivo che indica Jubela, Jubelo e Jubelum, cioè i tre presunti assassini del personaggio immaginario massonico Hiram Abif. Tuttavia Paul Begg chiarisce che questa teoria è del tutto folle perché il nome collettivo con cui sono noti Jubela, Jubelo e Jubelum nella massoneria del Regno Unito e degli Stati Uniti è Ruffians e non Juwes.

Purtroppo il graffito sopravvisse per un periodo molto breve perché il sovrintendente della polizia Charles Warren ne ordinò rapidamente la cancellazione per evitare che la scritta suscitasse odio razziale.

Il profiler dell'FBI John Douglas nel suo libro The Cases That Haunt Us sostiene che la teoria più probabile sia la prima tra quelle descritte da Sudgen anche perché è assurdo che lo Squartatore, che era braccato da chiunque in città, perdesse tempo prezioso nella propria fuga per scrivere un messaggio confuso che non avrebbe aiutato nemmeno la sua fama di assassino. Sudgen stesso invece propende per il fatto che la scritta sia stata fatta dall'assassino per depistare le indagini, anche perché non si capisce perché l'assassino avrebbe dovuto gettare il brandello proprio accanto a un graffito sul muro. A rigor di logica in realtà la posizione di Douglas appare più ragionevole, considerando il buio e le ridotte dimensioni della scritta, lo Squartatore potrebbe anche non aver visto il graffito. La stessa posizione è sostenuta da Martin Fido nel volume The Crimes, Detection and Death of Jack the Ripper.

Ma se accettiamo che il graffito sia slegato dagli omicidi, resta ancora una domanda a cui dare risposta: perché lo Squartatore ha gettato il pezzo di grembiule in un posto pubblico anziché portarlo via con sé ed evitare di lasciare un indizio? Del resto è ipotizzabile che avesse con sé una borsa in cui portava il coltello (o i coltelli, visto che Elizabeth Stride la stessa notte fu uccisa con un'arma diversa rispetto alla Eddowes) e che vivesse da solo. Una risposta plausibile potrebbe essere che durante l'omicidio si sia sporcato le mani con gli escrementi della Eddowes e dovette quindi pulirsi al più presto e liberarsi dello strumento che aveva usato.

martedì 10 gennaio 2017

Le lettere dello Squartatore

Durante il periodo di attività di Jack lo Squartatore la polizia, i giornali ed altre personalità ricevettero centinaia di lettere da parte di persone che si spacciavano per l'omicida. Gran parte di queste (se non tutte) sono ritenute dei falsi scritti da millantatori. Elenchiamo di seguito le più note.


Dear Boss

La lettera inizia con le parole Dear Boss ed è datata 25 settembre 1888, il timbro postale recava la data del 27 settembre. Fu ricevuta dalla Central News Agency lo stesso giorno riportato sul timbro e inoltrata a Scotland Yard il 29 settembre. La lettera è firmata Jack the Ripper e costituisce la prima volta che tale nome viene utilizzato; essendo la lettera comunemente ritenuta un falso va notato che il nome con cui è conosciuto il serial killer non è stato definito dall'assassino stesso ma da un millantatore. Alcuni ricercatori ritengono che la lettera sia autentica perché menziona il taglio del lobo auricolare della vittima successiva, cosa effettivamente accaduta a Catherine Eddowes, tuttavia è probabile che i danni inferti all'orecchio della Eddowes siano stati accidentali.

Saucy Jacky

Il timbro è datato 1 ottobre e la missiva fu ricevuta alla Central News Agency lo stesso giorno. Menziona il double event, cioè il doppio omicidio commesso nella notte tra il 29 e il 30 settembre, e questo spinge alcuni ricercatori a ritenere la lettera autentica, tuttavia fu scritta a inviata più di 24 ore dopo i fatti quando giornalisti e abitanti del luogo conoscevano già i dettagli. Nel testo l'autore si riferisce a sé stesso come Saucy Jacky e si firma di nuovo come Jack the Ripper.

From Hell

Fu ricevuta il 16 ottobre da George Lusk, leader del Whitechapel Vigilance Committee (gruppo di volontari che eseguivano un servizio di vigilanza per le strade del quartiere), insieme a un pezzo di rene conservato nel vino. Il testo della lettera, in cui non compare la firma Jack the Ripper, inizia con From Hell e nel prosieguo dice che il pezzo di rene appartiene a Catherine Eddowes (a cui l'omicida ne aveva veramente rimosso uno) e che il pezzo mancante è stato dall'assassino fritto e mangiato. Tra gli esperti dell'epoca e di oggi non c'è unità di vedute sul fatto che il pezzo di rene appartenesse davvero alla Eddowes, secondo alcuni si tratta addirittura di un rene animale e non umano. Tra le lettere dello Squartatore è quella che gli esperti ritengono avere la maggiore probabilità di essere autentica.

La lettera di Openshaw

Dopo aver ricevuto la lettera From Hell, il rene fu portato per una verifica all'attenzione del famoso chirurgo Thomas Horrocks Openshaw che asserì che secondo la sua opinione l'organo era umano. Il 28 ottobre anche Openshaw ricevette una lettera firmata Jack the Ripper che faceva riferimento al rene analizzato promettendo di inviare al medico altri brandelli di interiora dalle prossime vittime. Generalmente è ritenuta un falso.

lunedì 9 gennaio 2017

Le vittime successive a quelle "canoniche"

Mary Jane Kelly è comunemente ritenuta l'ultima vittima di Jack lo Squartatore, tuttavia altre donne furono uccise a Whitechapel in condizioni simili dopo la Kelly e ad oggi non è noto se anche queste possano essere considerate vittime dello stesso serial killer o no.


Rose Mylett

Trovata strangolata il 20 dicembre del 1888 a High Street. Non presentava segni di lotta, si tratta probabilmente di morte accidentale o suicidio dovuto anche allo stato di ebbrezza.

Alice McKenzie

Trovata morta nelle prime ore del 17 luglio del 1889 a Castle Alley. La donna aveva la carotide recisa con due tagli da sinistra a destra e l'addome mutilato, anche se in misura minore rispetto a quanto fatto dallo Squartatore sulle vittime "canoniche". Ad oggi non è noto se si tratti di un omicidio dello Squartatore o di un fatto slegato in cui l'omicida ha imitato il modus operandi del noto serial killer per sviare la indagini.

Il torso di Pinchin Street

Il 10 settembre 1889 il torso di una donna fu ritrovato a Pinchin Street. Il cadavere non fu mai identificato e probabilmente l'omicidio fu commesso altrove e il torso gettato in Pinchin Street. Questo omicidio fa probabilmente parte dei Thames Torso Murders compiuti da un altro serial killer attivo a Londra contemporaneamente a Jack lo Squartatore.

Frances Coles

Frances Coles fu trovata moribonda da un agente di polizia a Chamber Street nelle prime ore del 13 febbraio 1891 con la gola recisa da tre tagli. La donna morì poco dopo. E' possibile che l'agente di polizia abbia messo in fuga l'assassino il quale non ha potuto finire la propria opera di mutilazione del cadavere.

domenica 8 gennaio 2017

Le vittime precedenti a quelle "canoniche"

Nei mesi precedenti alla morte di Mary Ann Nichols molte donne furono uccise in circostanze poco chiare tra le vie di Whitechapel. E' possibile che tra queste vi fossero altre vittime di Jack lo Squartatore, ma è impossibile affermarlo con certezza. Due di queste in particolare vengono comunemente indicate come possibili vittime dello Squartatore antecedenti alle cinque "canoniche".


Emma Elizabeth Smith

Fu aggredita nelle prime ore del 3 aprile 1888 all'incrocio tra Osborn Street e Brick Lane. Nonostante le ferite riportate nell'aggressione riuscì a camminare fino a casa, morì all'ospedale il giorno seguente. L'analisi medica accertò che un corpo contundente le era stato infilato nella vagina fino a bucarle il peritoneo. Emma Smith fu probabilmente vittima di una gang di strada e non dello Squartatore.


Marta Tabram

(nome da nubile Marta White) Fu trovata cadavere il 7 agosto del 1888 nelle prime ore del giorno in George Yard (oggi Gunthorpe Street). Uccisa con 39 coltellate al collo e al corpo. Il cadavere giaceva supino con i vestiti sollevati oltre la vita. Al di fuori delle cinque "canoniche" è la più probabile tra le vittime di Jack lo Squartatore.

mercoledì 4 gennaio 2017

Le cinque vittime "canoniche"

Non c'è unità di opinione tra gli studiosi e gli inquirenti su quali e quante siano state le vittime dello Squartatore. Generalmente viene comunque indicato un gruppo di cinque prostitute uccise tra l'estate e l'autunno del 1888 come vittime "canoniche".


Mary Ann Nichols

(detta Polly, nome da nubile Mary Ann Walker) Mary Ann Nichols fu la prima delle cinque vittime "canoniche" e fu rinvenuta cadavere alle 3:40 di notte del 31 agosto del 1888 dal cocchiere Charles Allen Lechmere, raggiunto poco dopo da un secondo cocchiere chiamato Robert Paul, a Buck's Row (oggi chiamata Durward Street). La donna fu ritrovata con la gonna sollevata fino allo stomaco, la gola tagliata due volte da sinistra a destra e l'addome mutilato e tagliato in vari punti.


Annie Chapman

(nata Eliza Anna Smith) Ritrovata cadavere alle 6 del mattino dell'8 settembre del 1888 davanti al numero 29 di Hanbury Street. Anche lei, come Mary Ann Nichols, aveva la gola recisa da due tagli e l'addome aperto, in questo caso lo Squartatore rimosse anche l'utero della donna.


Elizabeth Stride

(nome da nubile Elizabeth Gustafsdoter) Elizabeth Stride fu la prima delle due donne uccise nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1888. Fu trovata morta in Henriques Street da Louis Diemschutz, dipendente di un club poco lontano, che entrò nella via alla guida della propria carrozza. L'unico danno inferto alla donna fu lo sgozzamento, l'assenza di ferite all'addome è causa di dubbio da parte di qualche studioso relativamente al fatto se la Stride debba essere considerata una delle vittime di Jack lo Squartatore. Ad esempio, Donald Rumbelow sostiene che questa debba essere espunta dalla lista, mentre il profiler dell'FBI John Douglas ritiene più probabile che l'omicidio della Stride sia opera dello Squartatore.


Catherine Eddowes

Il cadavere di Catherine Eddowes fu trovato 45 minuti dopo quello di Elizabeth Stride a Mitre Square da un passante chiamato Joseph Lawende. La donna aveva la gola tagliata e il ventre aperto da cui erano stati asportati il rene sinistro e parte dell'utero. Alle 3 della stessa notte il grembiule della Eddowes fu trovato nell'atrio di un complesso residenziale Goulston Street sporco di materiale fecale. Sul muro accanto al grembiule fu trovato il graffito recante la scritta The Juwes are the men that Will not be Blamed for nothing. Su ordine della polizia la scritta fu cancellata in breve tempo, ad oggi non è noto se sia legata all'omicidio di Catherine Eddowes o no.


Mary Jane Kelly

Comunemente ritenuta l'ultima vittima dello Squartatore fu ritrovata cadavere il 9 novembre alle 10:45 del mattino da un uomo incaricato dal padrone di casa di andare a riscuotere l'affitto dell'appartamento al numero 13 di Miller's Court, traversa di Dorset Street. Fu l'unica delle vittime dello Squartatore ad essere ritrovata in un luogo chiuso. Il corpo della donna fu smembrato e mutilato in varie parti.