giovedì 12 gennaio 2017

Il graffito di Goulston Street

La mattina del 30 settembre 1888 dopo il ritrovamento dei cadaveri di Elizabeth Stride e Catherine Eddowes, l'agente di polizia Alfred Long rinvenne un pezzo di grembiule appartenente a Catherine Eddowes nell'atrio di un complesso residenziale tra i numeri 118 e 119 di Goulston Street. Il brandello di grembiule era stato strappato da quello che la Eddowes indossava e gli strappi sui due lembi combaciavano; il pezzo ritrovato a Goulston Street era sporco di sangue e materiale fecale, probabilmente espulso dalle viscere della vittima durante l'aggressione. La spiegazione più ovvia del ritrovamento del pezzo di grembiule in quella zona è che lo Squartatore nell'allontanarsi da Mitre Square (luogo dell'uccisione della Eddowes) si sia fermato nell'atrio di Goulston Street per pulire il coltello e le proprie mani con il brandello di grembiule per poi abbandonarlo a terra in un angolo.

Il portone all'interno del quale è stato trovato il brandello è molto stretto ed angusto, come si può vedere anche dalle immagini attuali disponibili su Google Street View, e pertanto molto buio nel cuore della notte. Numerose immagini sono presenti anche sul sito Casebook.org.

Accanto al posto del ritrovamento l'agente Long trovò una scritta a gesso su un muro di mattoni. Secondo quanto riportato da Long il testo del graffito era The Juwes are the men That Will not be Blamed for nothing. Negli anni i testimoni hanno riportato diverse versioni del testo quali The Juwes are not The men That Will be Blamed for nothing, The Juwes are the men who will not be blamed for nothing, The Jews are the men that won’t be blamed for nothing e The Jewes are not the men to be blamed for nothing. Di ciascuna di queste esistono diverse varianti in base a quali lettere vengano scritte in maiuscolo. Il rapporto ufficiale del sovrintendente della Polizia Charles Warren (immagine accanto) riporta la prima versione come riferita da Long

Quale che fosse il preciso testo originale e tenuto conto degli errori di grafia, il significato dovrebbe essere Gli ebrei sono gli uomini che non saranno accusati per niente.

Secondo quanto riportato dal libro Jack the Ripper - The Facts di Paul Begg, le lettere maiuscole erano alte circa due centimetri (tre quarti di pollice) e le minuscole erano più piccole in proporzione; pertanto tutte le ricostruzioni cinematografiche che mostrano scritte notevolmente più grandi e interamente in stampatello maiuscolo sono grossolanamente sbagliate (il fotogramma sotto è tratto dal film del 1988 di David Wickes Jack the Ripper, tradotto in italiano come La Vera Storia di Jack lo Squartatore).


Philipp Sudgen nel suo volume The Complete History of Jack the Ripper sostiene che si possano dare tre spiegazioni relativamente alla presenza di questo graffito. La prima è che si tratti di un evento slegato all'omicidio, che banalmente il graffito fosse presente prima che lo Squartatore gettasse il pezzo di grembiule e che non abbia alcun legame con quanto accaduto. La seconda è quella di prendere il messaggio alla lettera e di ritenere che lo Squartatore fosse ebreo e che stesse indicando alla polizia la propria appartenenza, magari per vantarsi del proprio successo. La terza è quella di ritenere che lo Squartatore non fosse ebreo e che abbia scritto quel testo sul muro per sviare le indagini.

Una quarta e poco realistica versione fu proposta da Stephen Knight nel suo celebre libro Jack the Ripper: The Final Solution: Knight sostiene che Juwes sarebbe il nome collettivo che indica Jubela, Jubelo e Jubelum, cioè i tre presunti assassini del personaggio immaginario massonico Hiram Abif. Tuttavia Paul Begg chiarisce che questa teoria è del tutto folle perché il nome collettivo con cui sono noti Jubela, Jubelo e Jubelum nella massoneria del Regno Unito e degli Stati Uniti è Ruffians e non Juwes.

Purtroppo il graffito sopravvisse per un periodo molto breve perché il sovrintendente della polizia Charles Warren ne ordinò rapidamente la cancellazione per evitare che la scritta suscitasse odio razziale.

Il profiler dell'FBI John Douglas nel suo libro The Cases That Haunt Us sostiene che la teoria più probabile sia la prima tra quelle descritte da Sudgen anche perché è assurdo che lo Squartatore, che era braccato da chiunque in città, perdesse tempo prezioso nella propria fuga per scrivere un messaggio confuso che non avrebbe aiutato nemmeno la sua fama di assassino. Sudgen stesso invece propende per il fatto che la scritta sia stata fatta dall'assassino per depistare le indagini, anche perché non si capisce perché l'assassino avrebbe dovuto gettare il brandello proprio accanto a un graffito sul muro. A rigor di logica in realtà la posizione di Douglas appare più ragionevole, considerando il buio e le ridotte dimensioni della scritta, lo Squartatore potrebbe anche non aver visto il graffito. La stessa posizione è sostenuta da Martin Fido nel volume The Crimes, Detection and Death of Jack the Ripper.

Ma se accettiamo che il graffito sia slegato dagli omicidi, resta ancora una domanda a cui dare risposta: perché lo Squartatore ha gettato il pezzo di grembiule in un posto pubblico anziché portarlo via con sé ed evitare di lasciare un indizio? Del resto è ipotizzabile che avesse con sé una borsa in cui portava il coltello (o i coltelli, visto che Elizabeth Stride la stessa notte fu uccisa con un'arma diversa rispetto alla Eddowes) e che vivesse da solo. Una risposta plausibile potrebbe essere che durante l'omicidio si sia sporcato le mani con gli escrementi della Eddowes e dovette quindi pulirsi al più presto e liberarsi dello strumento che aveva usato.

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