venerdì 13 ottobre 2017

Il Macnaghten Memorandum

Nel 1894 il vicecommissario della polizia metropolitana di Londra Melville Macnaghten scrisse un memorandum in risposta a un articolo del Sun che indicava come possibile sospetto degli omicidi di Whitechapel Thomas Cutbush. L'uomo nel 1891 fu arrestato per aver aggredito con un coltello due giovani donne e in seguito detenuto presso un ospedale psichiatrico. Il testo di Macnaghten spiega i motivi per cui Cutbush non sia mai stato nella lista dei sospettati e come anche al tempo dell'articolo del Sun gli indizi contro di lui fossero assolutamente pretestuosi.

Nel suo memorandum Macnaghten indica al contrario altri tre sospettati, quali Montague John Druitt, Kosminski (senza un primo nome) e Michael Ostrog.

Del testo di Macnaghten esistono due versioni: una in possesso di Scotland Yard (nota come Scotland Yard Version) e una privata in possesso della figlia di Macnaghten, Lady Christabel Aberconway (nota come Aberconway Version), probabilmente scritta come bozza della versione definitiva che fu poi pubblicata.

Pubblichiamo sul nostro blog la traduzione in italiano del testo nella Scotland Yard Version, la traduzione è disponibile a questo link:

Macnaghten Memorandum - versione di Scotland Yard


sabato 9 settembre 2017

Il diario di James Maybrick

An English translation is available here.

Nel 1992 fu reso pubblico da Mike Barrett, disoccupato ex commerciante di rottami metallici di Liverpool, un testo manoscritto che rappresenterebbe il diario personale di Jack lo Squartatore; il nome dell'autore non compare da nessuna parte, ma si evince dal contesto che si tratterebbe di James Maybrick, commerciante di cotone di Liverpool nato nel 1838 e morto nel 1889 probabilmente dopo essere stato avvelenato dalla moglie.

Barrett non ha mai spiegato in modo esaustivo dove sia stato conservato il documento tra la morte del presunto autore e la sua pubblicazione, dapprima sostenne che gli venne regalato da un amico in un bar e poi cambiò versione dicendo che fu la moglie di Barrett (che lo avrebbe custodito per decenni) a darlo all'amico affinché lo consegnasse a Mike.

Il testo fu pubblicato in un libro intitolato The Diary of Jack The Ripper: the discovery, the investigation, the debate, corredato da un'analisi dalla scrittrice Shirley Harrison che ne sostiene l'autenticità. L'editore del libro della Harrison, Robert Smith, è l'attuale proprietario del manoscritto e concorda con la scrittrice.

Il diario narra la vita di James Maybrick e descrive in dettaglo i cinque omicidi di Whitechapel da lui commessi. Maybrick all'epoca della vicenda fu considerato completamente estraneo ai fatti, mai la polizia indagò su di lui né si trovano altri documenti che lo indicano come sospettato. L'uomo fa parte della lista dei sospettati moderni solo sulla base di questo diario.

Sul testo sono stati svolti numerosi esami per la datazione che hanno dato risultati contrastanti, non portando a una risposta definitiva. Tuttavia basta leggere il testo per accorgersi che contiene assurdità ed errori fattuali in abbondanza. Anzitutto Maybrick non abitava a Londra, e quindi non si capisce perché avrebbe scelto Whitechapel per compiere i propri omicidi; in secondo luogo l'uomo non aveva una conoscenza approfondita della zona, che invece il vero Squartatore doveva avere necessariamente. Inoltre al tempo degli omicidi Maybrick aveva cinquant'anni, mentre il profilo dello Squartatore (ad esempio quello redatto dal'agente dell'FBI John Douglas) suggerisce che l'assassino avesse tra i 20 e in 40 anni.

Oltre a queste considerazioni va notato che il libro contiene errori che l'assassino non poteva compiere. Dice ad esempio che dopo aver asportato i seni di Mary Kelly li posò sul comodino accanto al letto, ma questo non corrisponde al vero: in realtà uno dei seni fu trovato sotto la testa della donna e l'altro ai suoi piedi insieme al fegato.

L'autore del manoscritto sostiene anche di essere l'autore di molte delle lettere inviate alla stampa o alla polizia durante il periodo degli omicidi di Whitechapel, ma oggi la gran parte dei ricercatori sostiene che quelle missive fossero dei falsi.

Uno degli indizi proposti da chi crede all'originalità del diario è che l'assassino avrebbe scritto FM sul muro accanto al cadavere di Mary Kelly con il sangue di quest'ultima; le lettere sarebbero le iniziali della moglie di Maybrick, Florence Maybrick, ad indicare che l'uomo rivide la moglie in Mary Kelly mentre la uccideva. Francamente questa asserzione è oltre il ridicolo, nelle immagini proposte le due lettere sembrano essere solo colate di sangue sul muro senza una forma precisa. Si tratta evidentemente di un caso di pareidolia. Inoltre vorremmo sapere quale uomo si riferirebbe alla moglie usando anche il cognome.

Nel 1995 Barrett confessò in due affidavit che il testo del diario era un falso creato da lui e dalla moglie, ma ritrattò poco dopo aggiungendo confusione a una situazione già abbastanza intricata.

A settembre di quest'anno Robert Smith ha pubblicato un libro che proverebbe l'autenticità del diario. Non abbiamo ancora letto il testo di Smith, ma è più che ovvio che il diario è un falso, e nemmeno dei migliori; quand'anche Smith avesse dimostrato che il diario risale all'epoca vittoriana al massimo può giungere alla conclusione che James Maybrick fosse un mitomane che si è attribuito opere che non ha compiuto.

In estrema sintesi, basta una lettura al diario per capire che ci troviamo di fronte a un falso. James Maybrick può essere tranquillamente escluso dalla lista dei sospetti.


Link Amazon: The Diary of Jack the Ripper

giovedì 29 giugno 2017

Ripper: The Secret Life of Walter Sickert di Patricia Cornwell

La traduzione in inglese è disponibile qui.


Non contenta di aver scritto uno dei peggiori e più risibili libri su Jack lo Squartatore nel 2002, la giallista Patricia Cornwell è tornata sull'argomento a distanza di 15 anni, sempre più ossessionata dalla sua assurda convinzione che l'assassino sia il pittore Walter Sickert dalla quale non sembra proprio volersi schiodare.

La scrittrice, che sicuramente ha investito molto tempo e risorse nella sua ricerca, persevera nell'incolpare Sickert sulla base di indizi quali la sua capacità di travestirsi, alterare il tono della propria voce e parlare lingue diverse. La Cornwell insiste sul fatto che Sickert sia l'autore di molte delle lettere inviate dall'assassino alla polizia e anche di alcune di quelle inviate da cittadini preoccupati che davano consigli agli inquirenti su come agire. Queste ultime in particolare fanno riferimento al fatto che l'assassino potesse avere deformità fisiche che lo rendevano incapace di rapporti sessuali. La Cornwell però non spiega l'evidente assurdità che emerge da questa teoria: cioè perché Sickert, geniale nello sfuggire alla polizia, avrebbe dovuto seminare indizi che portavano proprio a lui.

L'autrice risponde anche alle critiche di chi sostiene che Sickert non possa essere lo Squartatore per il banale motivo che il pittore non era a Londra nel periodo in cui si sono svolti gli omicidi, l'autrice ribatte che sicuramente Sickert si trovava a Londra in quei mesi, ma l'indizio che proporne è di una debolezza imbarazzante: il pittore sarebbe stato nella capitale inglese perché in quel periodo c'era uno spettacolo teatrale con la sua attrice preferita, che sicuramente il presunto assassino voleva seguire.

The Handcart di Walter Sickert
Nel narrare la vita di Sickert, l'autrice insiste sui suoi dipinti che ritraggono scene di violenza e di morte, sulla sua severità verso i figli e il suo mancato rispetto delle regole sociali; ovviamente nulla di tutto ciò fa di Sickert un serial killer, ma la Cornwell lo crede fermamente. L'autrice sottolinea anche la similarità tra molte delle lettere attribuite allo Squartatore e lo stile di scrittura di Sickert, da cui emerge che l'autrice si è autoconvinta che le lettere siano autentiche, mentre secondo tutti gli altri ricercatori erano tutte false (forse ad esclusione di quella che inizia con From Hell).

La Cornwell dedica anche un'ampia sezione del libro ai problemi di salute di Sickert e in particolare a una fistula per la quale fu operato più volte. Secondo fonti vicine alla famiglia la fistula di Sickert era all'ano; per inspiegabili motivi la Cornwell crede invece che Sickert avesse una malformazione al pene che lo rendeva incapace di rapporti sessuali. Di nuovo, non si capisce da cosa nasca la sua convinzione, né perché questo farebbe del pittore un serial killer.

Nel capitolo sulla morte di Polly Nichols la Cornwell sostiene che il quadro di Sickert intitolato The Handcart (immagine sopra), che ritrae uno dei carretti che veniva utilizzato per rimuovere i cadaveri dalle strade, sarebbe stato ispirato dalla rimozione di una delle vittime dello Squartatore, in quanto lo stesso Sickert si sarebbe nascosto nell'ombra ad attendere che i medici portassero via la vittima. Anche questa teoria è completamente folle e parecchio stupida. Anzitutto non si capisce quale sia il legame tra il quadro di Sickert e la morte della Nichols perché il quadro mostra un carretto scarico e in piena luce del giorno, in secondo luogo è oltre l'assurdo che l'assassino sporco di sangue e con un coltello da nascondere resti sulla scena ad assistere alla rimozione della salma.

Patricia Cornwell osserva da vicino il quadro Patrol
Non appagata dalla colossale scemenza appena asserita, la Cornwell analizza anche il quadro di Sickert intitolato Patrol (immagine accanto) che mostra una poliziotta dallo sguardo spaventato; secondo l'autrice anche questa sarebbe una prova che l'autore del dipinto sia l'assassino perché lo sguardo della poliziotta sarebbe rivolto a una delle vittime dello Squartatore. Di nuovo, un'assunzione del tutto folle e senza uno straccio di prova. Inoltre la Cornwell sostiene che il dipinto sia del 1921, mentre secondo il libro Sickert: Paintings and Drawings di Wendy Baron risalirebbe agli anni 30; in qualunque caso la Cornwell ci sta dicendo che Sickert avrebbe dipinto una scena vista almeno 30 anni prima.

Ma la più ridicola delle asserzioni dell'autrice deve ancora arrivare. La Cornwell sostiene che Sickert abbia intenzionalmente lasciato delle impronte digitali sulle lettere dello Squartatore, nonostante al tempo non si usasse la rilevazione delle impronte nelle indagini, perché Sickert potrebbe aver conosciuto Arthur Conan Doyle nei cui romanzi Sherlock Holmes introduce il rigore scientifico nelle indagini. Premesso che, quand'anche così fosse, non si capisce perché Sickert avrebbe ancora una volta disseminato indizi che puntavano contro di lui, la Cornwell dimostra anche totale ignoranza letteraria, oltre a quella del buon senso già ampiamente dimostrata. Banalmente, nei romanzi di Sherlock Holmes non c'è alcun rigore scientifico, ma le deduzioni dell'investigatore (che si basano su dettagli che il narratore non rivela al lettore) fanno spesso sorridere il disincantato lettore odierno.

Purtroppo, nonostante lo sforzo dell'autrice, il livello della ricerca della Cornwell è questo: bassissimo. La scrittrice pensa che si possa incolpare un uomo di omicidio seriale sulla base dei suoi dipinti, della sua scrittura e dei suoi problemi fisici, buttando nel cestino secoli di conquiste in campo investigativo.

Questo libro sarà forse utile per chi è interessato alla biografia di Walter Sickert, ma è un'inutile perdita di tempo per chi indaga sugli omicidi di Jack lo Squartatore.


Link Amazon: Ripper: The Secret Life of Walter Sickert (Inglese)

sabato 27 maggio 2017

Frances Coles è una vittima dello Squartatore?

Frances Coles è l'ultima delle donne morte a Whitechapel tra il 1888 e il 1891 ed è anche l'ultima possibile vittima dello Squartatore al di fuori delle cinque canoniche. La donna era una prostituta di 31 anni e fu trovata morta alle prime ore di venerdì 13 febbraio del 1891 sotto a un ponte di Whitechapel.

Frances fu vista intorno all'1:30 della notte tra il 12 e 13 febbraio del 1891 in un locale di Wentworth Street. Uscì dal locale intorno alle 1:45 dirigendosi verso Brick Lane attraversando Commercial Street. All'1:45 Frances incontrò un'altra prostituta che conosceva, di nome Ellen Callana; un attimo dopo Ellen venne avvicinata da un uomo con una coppola che le chiede una prestazione sessuale, Ellen rifiutò e l'uomo la colpì al volto con un pugno lasciandole un occhio nero. Il medesimo uomo si allontanò quindi con Frances che, ignorando i suggerimenti di Ellen, accettò la richiesta di questi.

Alle 2:15 l'agente di polizia Ernest Thompson stava percorrendo Chambers Street quando sentì i passi di un uomo avanti a sé che si allontanava verso Mansell Street, arrivato all'altezza di Swallow Gardens vide sotto al ponte della ferrovia (oggi chiuso e al passaggio pedonale) il corpo steso a terra di Frances Coles, la donna sanguinava copiosamente dalla gola ma era ancora viva, Thompson la vide infatti aprire e chiudere un occhio. Il poliziotto chiamò i soccorsi con il fischietto, ma la donna morì prima che arrivasse il medico.

Il medico legale che eseguì l'autopsia constatò che la donna aveva delle ferite alla nuca, come se fosse stata spinta al suolo violentemente prima di essere uccisa, e la gola recisa da tre tagli di cui due da sinistra a destra e uno da destra a sinistra; il cadavere non presentava altri tagli.

Come appare oggi il luogo del ritrovamento del cadevere

Nel caso di Frances Coles è difficile stabilire quale sia la probabilità che la donna sia una vittima di Jack lo Squartatore, perché sono forti gli indizia sia a favore sia contrari.

Argomenti a favore:
  • la vittima è stata uccisa di venerdì, in prossimità di un weekend
  • la vittima è stata sgozzata
  • il luogo dell'omicidio è molto vicino alle scene del crimine delle cinque vittime "canoniche"

Argomenti contrari:
  • la vittima presenta un taglio alla gola da destra a sinistra, mentre i tagli operati sulle vittime "canoniche" erano da sinistra a destra
  • l'addome della donna non è stato mutilato (questa apparente anomalia potrebbe essere spiegata dal fatto che l'assassino può essere stato disturbato dall'avvicinamento di Ernest Thompson)
  • la vittima è stata sbattuta a terra prima di essere uccisa, al contrario lo Squartatore era solito rendere le vittime incoscienti strangolandole prima di stenderle a terra

In base a quanto noto, non è possibile stabilire con certezza se Frances Coles sia o no una vittima di Jack lo Squartatore.

sabato 22 aprile 2017

Alice McKenzie è una vittima dello Squartatore?

Otto mesi dopo la fine dell'autunno di terrore, un nuovo omicidio fece tornare tra le strade di Whitechapel la paura dello Squartatore. Intorno all'una di notte del 17 luglio fu trovata morta, in circostanze molti simili a quelle delle prime quattro vittime "canoniche" la prostituta Alice McKenzie.

Alice fu vista viva per l'ultima volta alle 23:40 del 16 luglio dall'amica Margaret Franklin che era seduta con altre due donne sui gradini delle bottega di un barbiere in Flower and Dean Walk. Margaret chiamò Alice, ma questa non si fermò dicendo di essere di fretta. Alle 00:50 la donna fu trovata morta, stesa a terra in Castle Alley (oggi Old Castle Street) con la gola recisa e la gonna sollevata fino a scoprire l'addome mutilato. Nella stessa via erano passati alle 00:15 il poliziotto Joseph Alien, e alle 00:20 il poliziotto Walter Andrews. Alice fu quindi uccisa tra le 00:20 e le 00:50, probabilmente prima delle 00:45 perché a quell'ora iniziò a piovere e il terreno sotto al cadavere era asciutto.

Rosso: luogo del ritrovamento del cadavere
Verde: luogo dove Alice è stata vista da Margaret

Le ferite inferte sul corpo di Alice furono due tagli sul lato sinistro del collo, tagli sul seno e sul'addome, un taglio di circa 18 centimetri da sotto il seno sinistro fino all'ombelico, tagli sotto l'ombelico e un piccolo taglio sul monte di Venere.

Non è immediatamente ovvio se Alice McKenzie sia ascrivibile alle vittime dello Squartatore o no, pertanto bisogna analizzare tutti gli elementi a favore e contro questa teoria.

Argomenti a favore:
  • Alice McKenzie era una prostituta di quarant'anni, simile quindi per età e professione alle prime quattro vittime "canoniche"
  • la vittima è stata colpita al collo e all'addome
  • il luogo dove Alice McKenzie è stata trovata morta è all'interno della zona di comfort di Jack lo Squartatore dato dal triangolo che racchiude le scene del crimine di Chapman, Stride, Eddowes e Kelly

Argomenti contrari:
  • le vittime canoniche (e Martha Tabram) sono state uccise in date prossime a weekend o festività nazionali, Alice McKenzie è stata uccisa nella notte tra un martedì e un mercoledì
  • l'arma utilizzata era probabilmente più corta e meno appuntita
  • il taglio alla gola che le ha reciso la carotide era di soli dieci centimetri
  • i tagli addominali erano superficiali e la vittima non è stata sventrata
  • nonostante sia assodato che Jack lo Squartatore fosse destro, l'assassino di Alice McKenzie potrebbe essere mancino per via di alcune escoriazioni sul lato sinistro del ventre della donna fatte probabilmente dalla pressione della mano destra dell'assassino mentre operava i tagli con la sinistra

Le somiglianze sono tanto forti quanto le differenze e se ammettiamo che Alice McKenzie non sia vittima dello Squartatore dobbiamo assumere che sia stata uccisa da un imitatore, del resto le modalità di uccisione dello Squartatore erano ben note al pubblico grazie alla stampa.

Ad oggi non è possibile indicare in modo definitivo se Alice McKenzie sia una vittima di Jack lo Squartatore o di un altro assassino.

venerdì 31 marzo 2017

Ellery Queen - Uno Studio in Nero

Nel 1966 Ellery Queen, nome d'arte usato dai due cugini Frederic Dannay e Manfred Bennington Lee, pubblicarono il libro Uno Studio in Nero (A Study in Terror, nella versione originale), novelization del film omonimo dell'anno precedente di cui abbiamo già parlato. Nel romanzo lo scrittore e detective Ellery Queen riceve per posta un manoscritto del dottor Watson che narra l'indagine condotta da Sherlock Holmes per scovare Jack lo Squartatore nell'autunno del 1888 a Whitechapel. La parte del libro relativa a Watson e Holmes è stata scritta da Paul W. Fairman, mentre le brevi parti con i commenti di Ellery Queen sono stati scritti dai due cugini titolari del marchio.

La storia narrata nel manoscritto si prende qualche libertà rispetto a quanto accade nel film, ma è complessivamente la stessa. Il racconto di Watson termina con la stessa conclusione, cioè che lo Squartatore sarebbe il nobile Lord Carfax; tuttavia Queen aggiunge al termine della propria lettura il colpo di scena in cui rivela che Holmes ha volutamente fatto credere che il colpevole fosse Carfax mentre nella realtà era l'anziano padre dello stesso, di cui sia Holmes sia Carfax hanno preferito non macchiare la reputazione.

A parte il colpo di scena finale che aggiunge un bel tocco di creatività, questo è davvero uno dei peggiori romanzi di Ellery Queen. Nulla di quanto succede ha alcuna parvenza di senso, ad esempio non si capisce proprio per quale motivo Holmes avrebbe dovuto salvare la reputazione del vero Squartatore quando questi era già morto, e non è meno risibile che un anziano nobile giri per le strade a squartare prostitute. Nel racconto non esiste alcun riferimento alle vere vittime dello Squartatore (aspetto che nel film era salvaguardato), salvo una di esse che viene chiamata genericamente "Polly" senza un cognome ed indicata come quinta vittima. In questa trama lo Squartatore è semplicemente un mostro come un altro, avrebbe potuto essere sostituito da Mr Hyde o Dracula e la storia sarebbe rimasta immutata.

Questo breve romanzo è, in sintesi, poco più di una curiosità all'interno della vicenda di Jack lo Squartatore che non aggiunge nulla alla storia del serial killer, ma è anche una delle peggiori prove di uno dei più grandi giallisti di ogni tempo.

venerdì 24 marzo 2017

L'omicidio di Mary Ann Nichols

Mary Ann Nichols, nota anche con il soprannome di Polly, è la prima delle cinque vittime "canoniche" dello Squartatore. Fu uccisa nelle prima ore del 31 agosto del 1888 in Buck's Row (oggi nota come Durward Street).

La notte in cui fu uccisa la Nichols incontrò l'amica Ellen Holland intorno alle 2:20 all'angolo tra Whitechapel Road e Osborn Street. Le due parlarono per circa dieci minuti e durante la conversazione Ellen cercò di convincere Mary Ann a tornare a casa, anche per il fatto che la Nichols era palesemente ubriaca. Quest'ultima non accettò il suggerimento e salutò l'amica rimettendosi in cammino verso est su Whitechapel Road. Durante il breve colloquio le due sentirono le campane della chiesta di Saint Mary battere le 2:30.

Alle 3:40 circa un cocchiere di nome Charles Cross entrò in Buck's Row a piedi per recarsi al mercato dove lavorava come fattorino e, appena prima di uno slargo della strada, vide a terra un oggetto che gli parve sulle prima un telone abbandonato, quando poi si avvicinò capì che si trattava invece di un cadavere di donna. Poco dopo sopraggiunse un altro uomo a piedi, anch'egli un cocchiere, di nome Robert Paul; Cross attirò la sua attenzione e gli indicò il cadavere. La donna giaceva a terra in posizione supina con i vestiti sollevati oltre la vita. Cross toccò le mani del cadavere sentendole fredde e senza vita, tuttavia Paul pensò invece che la donna respirasse ancora debolmente. I due le abbassarono i vestiti coprendola fino alle ginocchia, nel buio non notarono i tagli alla gola. Si allontanarono entrambi per cercare qualche poliziotto e trovarono un agente chiamato Jonas Mizen all'incrocio tra Hanbury Street e Old Montague Streets e chiesero all'uomo di seguirli dove avevano rivenuto la donna deceduta. Nel frattempo anche l'agente John Neil arrivò sulla scena per caso durante una ronda alle 3:45. Quando arrivò Mizen, Neil mandò quest'ultimo a chiamare il medico legale Rees Ralph Llewellyn.

Rosso - luogo dell'incontro tra Nichols e Holland e direzione presa dalla Nichols
Blu - luogo del ritrovamento del cadavere
Verde - luogo dell'incontro tra Cross, Paul e Mizen

Llewellyn arrivò in pochi minuti e accertò che la vittima aveva la gola tagliata ed era morta da non più di mezz'ora, del resto lo stesso Neil era passato di lì proprio circa mezz'ora prima e non aveva notato nulla. Llewellyn chiese che il corpo fosse trasferito all'obitorio per le analisi. Il medico osservò anche che il sangue a terra sembrava essere relativamente poco rispetto alle aspettative, tuttavia fu presto riscontrato che era stato assorbito dagli abiti della donna che infatti aveva la schiena imbrattata del suo stesso sangue.

Il medico constatò poi che la vittima aveva due squarci sul collo, entrambi inflitti da sinistra a destra. Il primo si trovava due centimetri e mezzo (un pollice( sotto alla mandibola e iniziava da sotto l'orecchio per proseguire verso destra per dieci centimetri (quattro pollici). Il secondo taglio era due centimetri e mezzo (un pollice) sotto al primo e iniziava due centimetri e mezzo (un pollice) a destra dell'orecchio sinistro per terminare sette centimetri e mezzo (tre pollici) sotto la mandibola, la lunghezza da sinistra a destra era di circa venti centimetri (otto pollici). Con questo secondo taglio l'omicida aveva reciso alla vittima la gola fino alle vertebre. L'assassino aveva anche aperto l'addome della donna da sotto la gabbia toracica fino al bacino, inoltre le inferse tagli in varie zone del busto e due tagli sulla vagina. La donna riportava anche un livido sul lato destro del viso provocato probabilmente da una pressione operata con una mano, ad esempio per tenerle ferma la testa, o da un pugno.

Il medico stimò che la lama che aveva ucciso la Nichols doveva essere lunga tra quindici e venti centimetri (sei e otto pollici).

La Nichols aveva con sé al momento della morte un pettine, uno specchio e un fazzoletto. Il cadavere non fu identificato subito, ma nel giro di ventiquattro ore con l'aiuto di Ellen Holland.