giovedì 28 dicembre 2017

Marie Belloc Lowndes - The Lodger

Nel 1913 la giallista britannica Marie Belloc Lowndes pubblicò il romanzo Il Pensionante (The Lodger, in originale) che resta ad oggi la sua opera più famosa, anche grazie alle numerose trasposizioni cinematografiche tra cui il celeberrimo film muto omonimo di Alfred Hitchcock del 1927.

Il romanzo narra di due coniugi, i signori Bunting, proprietari di un piccolo albergo in Marylebone Road, nella città di Westminster, che dopo un periodo in cui non hanno ricevuto ospiti si ritrovano ad avere un pensionante bizzarro e misterioso dai comportamenti strani: l'uomo ama la solitudine, esce solo con il buio e spesso i suoi vestiti usati spariscono nel nulla e ha esigenza di comprarne di nuovi.

Nello stesso periodo nella capitale inglese avvengono una serie di omicidi compiuti da un serial killer che uccide giovani donne nell'East End e che lascia attaccati ai vestiti delle proprie vittime piccoli pezzi di carta con la propria firma: Il Vendicatore (The Avenger). I delitti del Vendicatore sono un chiaro rimando a quelli avvenuti veramente a Londra nel 1888 ad opera di Jack lo Squartatore; infatti il Vendicatore compie anche un double event uccidendo due donne nella stessa notte.

La stampa si occupa assiduamente dei delitti del serial killer fino a farli diventare l'unico argomento di cui tratta. Al contempo i Bunting maturano il sospetto che il loro pensionante sia proprio il Vendicatore e vivono nel dubbio cercando informazioni sull'ospite ma sempre con scarso risultato.

L'azione si svolge in una Londra attanagliata dal freddo e dalla nebbia nei mesi di novembre e dicembre, anche se il clima rigido viene vissuto dall'interno della residenza dei Bunting; infatti pochissime scene si svolgolo al di fuori della di essa. La vicenda vede come protagonisti solo quattro personaggi, oltre ai conuigi Bunting prendono parte alla storia Daisy Bunting, figlia del signor Bunting avuta da un matrimonio precedente, e il poliziotto Joe Chandler, amico di Bunting che lo aggiorna sulle nuove scoperte sul pericoloso assassino.

Alla fine non viene dipanato il dubbio se il pensionante sia Il Vendicatore o no, l'autrice conclude il racconto con la sparizione nel nulla del misterioso ospite e con la fine senza una spiegazione del delitti del serial killer.

Questo gradevole romanzo è solo una curiosità all'interno della corposa matassa della ripperologia, ma è comunque una divertente lettura che intrattiene. In realtà lo smaliziato lettore odierno si rende conto che gli indizi di colpevolezza contro il pensionante sono molto deboli e che vestiti che spariscono e uscite notturne non fanno di un uomo un serial killer, ma trattandosi di un romanzo di oltre un secolo fa, poco importa.

Il Pensionante resta un thriller psicologico ben congegnato, che sicuramente incontrerà in favore degli appassionati del giallo classico e anche di chi si interessa ai delitti del vero Squartatore di Londra.

giovedì 14 dicembre 2017

The Lighter Side of My Official Life di Sir Robert Anderson

Sir Robert Anderson fu in vicecapo della Metropolitan Police di Londra dal 1888 al 1901. Nel 1910 scrisse la propria autobiografia dal titolo The Lighter Side of My Official Life in cui parla anche del proprio ruolo nelle indagini su Jack lo Squartatore.

Anderson sostiene di essere riuscito a porre fine agli omicidi dello Squartatore togliendo la protezione della polizia alla prostitute dell'East End, sottraendo così le potenziali vittime al proprio carnefice. Gli studiosi in realtà dubitano che questa misura sia mai stata attuata e, quand'anche lo fosse stata, che avrebbe funzionato.

Anderson sostiene anche che la polizia conoscesse con certezza il nome dell'assassino e che questi era un ebreo polacco, con ogni probabilità l'uomo a cui Anderson si riferiva era Aaron Kosminski, ma il fatto stesso che l'autore non ne espliciti il nome sottintende che sapeva di non avere prove inconfutabili contro di lui.

Per quanto oggi molte delle informazioni riportate da Anderson possano essere considerate di dubbia attendibilità, il suo testo è molto importante come documento storico.

Pubblichiamo sul nostro blog la traduzione in italiano dell'estratto di The Lighter Side of My Official Life che tratta gli omicidi di Jack lo Squartatore.

giovedì 16 novembre 2017

Paul Begg - Jack The Ripper: The Definitive Story

Paul Begg è uno dei più famosi, affidabili e prolifici autori che hanno scritto volumi e articoli sugli omicidi di Whitechapel. Tra i suoi libri più famosi troviamo quello pubblicato nel 2002 con il titolo Jack The Ripper: The Definitive Story che a dispetto del titolo forviante non ha lo scopo di narrare dettagliatamente gli omicidi di Jack lo Squartatore ma di fornire un contesto storico e sociale in cui i fatti si sono svolti.

Il libro ha quindi un approccio insolito ed è molto prezioso proprio per questo. Il primo capitolo racconta la storia dell'East End, e di conseguenza di Londra, dalla fondazione romanica fino alla fine del diciannovesimo secolo. Alternandolo alle storie degli omicidi di Whitechapel, partendo da Emma Smith uccisa probabilmente da una gang di strada, narra il contesto di povertà, disoccupazione, sovrappopolamento dovuto alla rapida espansione in cui versava l'East End in un periodo in cui si temeva che da lì potessero nascere moti rivoluzionari.

L'autore spiega anche quali conseguenze sociali abbiano avuto gli undici omicidi di Whitechapel che hanno, ad esempio, portato numerosi proprietari di abitazioni a vendere le proprie case nel quartiere malfamato provocando quindi un calo dei prezzi degli immobili. Begg descrive anche in dettaglio come la polizia al tempo godesse di scarsa considerazione tra il popolo o come gli omicidi abbiano peggiorato questa situazione.

Uno dei punti fondamentali trattato da Begg è quanto fosse diffusa la prostituzione al tempo e gli effetti nefasti che questa ebbe sulla società. Ed essa viene anche in parte imputato lo scarso risultato militare conseguito dalla Gran Bretagna nella guerra di Crimea, poiché molti dei militari erano malati di malattie veneree contratte dopo avere frequentato prostitute. Per fare fronte alla situazione lo stato promulgo delle leggi, molto contestate dal popolo e dalla stampa, chiamate Contagious Disease Acts che inasprivano le pene per gli abusi sessuali, stringevano la normativa sulla prostituzione e stabilivano che donne sospettate di essere prostitute potevano essere forzatamente sottoposte a controlli sanitari.

L'autore spiega anche il ruolo centrale che ebbero la stampa e le presunte lettere inviate dall'assassino nel rendere popolare i casi di cronaca nera in un paese in cui l'alfabetizzazione si stava diffondendo sempre più.

Intrecciato alla descrizione del contesto sociale troviamo comunque anche il racconto degli omicidi attribuiti allo Squartatore e una presentazione sintetica dei principali sospettati.

In sintesi, la particolarità di questo volume sta quindi proprio nell'angolazione atipica che l'autore decide di adottare narrando le caratteristiche principali della società in cui i fatti si sono svolti mentre narra senza entrare in dettagli estremi gli omicidi avvenuti a Whitechapel in quegli anni, e proprio per questa scelta è un complemento fondamentale che non può mancare nelle biblioteche di chi si occupa degli omicidi dello Squartatore. 

venerdì 13 ottobre 2017

Il Macnaghten Memorandum

Nel 1894 il vicecommissario della polizia metropolitana di Londra Melville Macnaghten scrisse un memorandum in risposta a un articolo del Sun che indicava come possibile sospetto degli omicidi di Whitechapel Thomas Cutbush. L'uomo nel 1891 fu arrestato per aver aggredito con un coltello due giovani donne e in seguito detenuto presso un ospedale psichiatrico. Il testo di Macnaghten spiega i motivi per cui Cutbush non sia mai stato nella lista dei sospettati e come anche al tempo dell'articolo del Sun gli indizi contro di lui fossero assolutamente pretestuosi.

Nel suo memorandum Macnaghten indica al contrario altri tre sospettati, quali Montague John Druitt, Kosminski (senza un primo nome) e Michael Ostrog.

Del testo di Macnaghten esistono due versioni: una in possesso di Scotland Yard (nota come Scotland Yard Version) e una privata in possesso della figlia di Macnaghten, Lady Christabel Aberconway (nota come Aberconway Version), probabilmente scritta come bozza della versione definitiva che fu poi pubblicata.

Pubblichiamo sul nostro blog la traduzione in italiano del testo nella Scotland Yard Version, la traduzione è disponibile a questo link:

Macnaghten Memorandum - versione di Scotland Yard


sabato 9 settembre 2017

Il diario di James Maybrick

An English translation is available here.

Nel 1992 fu reso pubblico da Mike Barrett, disoccupato ex commerciante di rottami metallici di Liverpool, un testo manoscritto che rappresenterebbe il diario personale di Jack lo Squartatore; il nome dell'autore non compare da nessuna parte, ma si evince dal contesto che si tratterebbe di James Maybrick, commerciante di cotone di Liverpool nato nel 1838 e morto nel 1889 probabilmente dopo essere stato avvelenato dalla moglie.

Barrett non ha mai spiegato in modo esaustivo dove sia stato conservato il documento tra la morte del presunto autore e la sua pubblicazione, dapprima sostenne che gli venne regalato da un amico in un bar e poi cambiò versione dicendo che fu la moglie di Barrett (che lo avrebbe custodito per decenni) a darlo all'amico affinché lo consegnasse a Mike.

Il testo fu pubblicato in un libro intitolato The Diary of Jack The Ripper: the discovery, the investigation, the debate, corredato da un'analisi dalla scrittrice Shirley Harrison che ne sostiene l'autenticità. L'editore del libro della Harrison, Robert Smith, è l'attuale proprietario del manoscritto e concorda con la scrittrice.

Il diario narra la vita di James Maybrick e descrive in dettaglo i cinque omicidi di Whitechapel da lui commessi. Maybrick all'epoca della vicenda fu considerato completamente estraneo ai fatti, mai la polizia indagò su di lui né si trovano altri documenti che lo indicano come sospettato. L'uomo fa parte della lista dei sospettati moderni solo sulla base di questo diario.

Sul testo sono stati svolti numerosi esami per la datazione che hanno dato risultati contrastanti, non portando a una risposta definitiva. Tuttavia basta leggere il testo per accorgersi che contiene assurdità ed errori fattuali in abbondanza. Anzitutto Maybrick non abitava a Londra, e quindi non si capisce perché avrebbe scelto Whitechapel per compiere i propri omicidi; in secondo luogo l'uomo non aveva una conoscenza approfondita della zona, che invece il vero Squartatore doveva avere necessariamente. Inoltre al tempo degli omicidi Maybrick aveva cinquant'anni, mentre il profilo dello Squartatore (ad esempio quello redatto dal'agente dell'FBI John Douglas) suggerisce che l'assassino avesse tra i 20 e in 40 anni.

Oltre a queste considerazioni va notato che il libro contiene errori che l'assassino non poteva compiere. Dice ad esempio che dopo aver asportato i seni di Mary Kelly li posò sul comodino accanto al letto, ma questo non corrisponde al vero: in realtà uno dei seni fu trovato sotto la testa della donna e l'altro ai suoi piedi insieme al fegato.

L'autore del manoscritto sostiene anche di essere l'autore di molte delle lettere inviate alla stampa o alla polizia durante il periodo degli omicidi di Whitechapel, ma oggi la gran parte dei ricercatori sostiene che quelle missive fossero dei falsi.

Uno degli indizi proposti da chi crede all'originalità del diario è che l'assassino avrebbe scritto FM sul muro accanto al cadavere di Mary Kelly con il sangue di quest'ultima; le lettere sarebbero le iniziali della moglie di Maybrick, Florence Maybrick, ad indicare che l'uomo rivide la moglie in Mary Kelly mentre la uccideva. Francamente questa asserzione è oltre il ridicolo, nelle immagini proposte le due lettere sembrano essere solo colate di sangue sul muro senza una forma precisa. Si tratta evidentemente di un caso di pareidolia. Inoltre vorremmo sapere quale uomo si riferirebbe alla moglie usando anche il cognome.

Nel 1995 Barrett confessò in due affidavit che il testo del diario era un falso creato da lui e dalla moglie, ma ritrattò poco dopo aggiungendo confusione a una situazione già abbastanza intricata.

A settembre di quest'anno Robert Smith ha pubblicato un libro che proverebbe l'autenticità del diario. Non abbiamo ancora letto il testo di Smith, ma è più che ovvio che il diario è un falso, e nemmeno dei migliori; quand'anche Smith avesse dimostrato che il diario risale all'epoca vittoriana al massimo può giungere alla conclusione che James Maybrick fosse un mitomane che si è attribuito opere che non ha compiuto.

In estrema sintesi, basta una lettura al diario per capire che ci troviamo di fronte a un falso. James Maybrick può essere tranquillamente escluso dalla lista dei sospetti.


Link Amazon: The Diary of Jack the Ripper

giovedì 29 giugno 2017

Ripper: The Secret Life of Walter Sickert di Patricia Cornwell

La traduzione in inglese è disponibile qui.


Non contenta di aver scritto uno dei peggiori e più risibili libri su Jack lo Squartatore nel 2002, la giallista Patricia Cornwell è tornata sull'argomento a distanza di 15 anni, sempre più ossessionata dalla sua assurda convinzione che l'assassino sia il pittore Walter Sickert dalla quale non sembra proprio volersi schiodare.

La scrittrice, che sicuramente ha investito molto tempo e risorse nella sua ricerca, persevera nell'incolpare Sickert sulla base di indizi quali la sua capacità di travestirsi, alterare il tono della propria voce e parlare lingue diverse. La Cornwell insiste sul fatto che Sickert sia l'autore di molte delle lettere inviate dall'assassino alla polizia e anche di alcune di quelle inviate da cittadini preoccupati che davano consigli agli inquirenti su come agire. Queste ultime in particolare fanno riferimento al fatto che l'assassino potesse avere deformità fisiche che lo rendevano incapace di rapporti sessuali. La Cornwell però non spiega l'evidente assurdità che emerge da questa teoria: cioè perché Sickert, geniale nello sfuggire alla polizia, avrebbe dovuto seminare indizi che portavano proprio a lui.

L'autrice risponde anche alle critiche di chi sostiene che Sickert non possa essere lo Squartatore per il banale motivo che il pittore non era a Londra nel periodo in cui si sono svolti gli omicidi, l'autrice ribatte che sicuramente Sickert si trovava a Londra in quei mesi, ma l'indizio che proporne è di una debolezza imbarazzante: il pittore sarebbe stato nella capitale inglese perché in quel periodo c'era uno spettacolo teatrale con la sua attrice preferita, che sicuramente il presunto assassino voleva seguire.

The Handcart di Walter Sickert
Nel narrare la vita di Sickert, l'autrice insiste sui suoi dipinti che ritraggono scene di violenza e di morte, sulla sua severità verso i figli e il suo mancato rispetto delle regole sociali; ovviamente nulla di tutto ciò fa di Sickert un serial killer, ma la Cornwell lo crede fermamente. L'autrice sottolinea anche la similarità tra molte delle lettere attribuite allo Squartatore e lo stile di scrittura di Sickert, da cui emerge che l'autrice si è autoconvinta che le lettere siano autentiche, mentre secondo tutti gli altri ricercatori erano tutte false (forse ad esclusione di quella che inizia con From Hell).

La Cornwell dedica anche un'ampia sezione del libro ai problemi di salute di Sickert e in particolare a una fistula per la quale fu operato più volte. Secondo fonti vicine alla famiglia la fistula di Sickert era all'ano; per inspiegabili motivi la Cornwell crede invece che Sickert avesse una malformazione al pene che lo rendeva incapace di rapporti sessuali. Di nuovo, non si capisce da cosa nasca la sua convinzione, né perché questo farebbe del pittore un serial killer.

Nel capitolo sulla morte di Polly Nichols la Cornwell sostiene che il quadro di Sickert intitolato The Handcart (immagine sopra), che ritrae uno dei carretti che veniva utilizzato per rimuovere i cadaveri dalle strade, sarebbe stato ispirato dalla rimozione di una delle vittime dello Squartatore, in quanto lo stesso Sickert si sarebbe nascosto nell'ombra ad attendere che i medici portassero via la vittima. Anche questa teoria è completamente folle e parecchio stupida. Anzitutto non si capisce quale sia il legame tra il quadro di Sickert e la morte della Nichols perché il quadro mostra un carretto scarico e in piena luce del giorno, in secondo luogo è oltre l'assurdo che l'assassino sporco di sangue e con un coltello da nascondere resti sulla scena ad assistere alla rimozione della salma.

Patricia Cornwell osserva da vicino il quadro Patrol
Non appagata dalla colossale scemenza appena asserita, la Cornwell analizza anche il quadro di Sickert intitolato Patrol (immagine accanto) che mostra una poliziotta dallo sguardo spaventato; secondo l'autrice anche questa sarebbe una prova che l'autore del dipinto sia l'assassino perché lo sguardo della poliziotta sarebbe rivolto a una delle vittime dello Squartatore. Di nuovo, un'assunzione del tutto folle e senza uno straccio di prova. Inoltre la Cornwell sostiene che il dipinto sia del 1921, mentre secondo il libro Sickert: Paintings and Drawings di Wendy Baron risalirebbe agli anni 30; in qualunque caso la Cornwell ci sta dicendo che Sickert avrebbe dipinto una scena vista almeno 30 anni prima.

Ma la più ridicola delle asserzioni dell'autrice deve ancora arrivare. La Cornwell sostiene che Sickert abbia intenzionalmente lasciato delle impronte digitali sulle lettere dello Squartatore, nonostante al tempo non si usasse la rilevazione delle impronte nelle indagini, perché Sickert potrebbe aver conosciuto Arthur Conan Doyle nei cui romanzi Sherlock Holmes introduce il rigore scientifico nelle indagini. Premesso che, quand'anche così fosse, non si capisce perché Sickert avrebbe ancora una volta disseminato indizi che puntavano contro di lui, la Cornwell dimostra anche totale ignoranza letteraria, oltre a quella del buon senso già ampiamente dimostrata. Banalmente, nei romanzi di Sherlock Holmes non c'è alcun rigore scientifico, ma le deduzioni dell'investigatore (che si basano su dettagli che il narratore non rivela al lettore) fanno spesso sorridere il disincantato lettore odierno.

Purtroppo, nonostante lo sforzo dell'autrice, il livello della ricerca della Cornwell è questo: bassissimo. La scrittrice pensa che si possa incolpare un uomo di omicidio seriale sulla base dei suoi dipinti, della sua scrittura e dei suoi problemi fisici, buttando nel cestino secoli di conquiste in campo investigativo.

Questo libro sarà forse utile per chi è interessato alla biografia di Walter Sickert, ma è un'inutile perdita di tempo per chi indaga sugli omicidi di Jack lo Squartatore.


Link Amazon: Ripper: The Secret Life of Walter Sickert (Inglese)

sabato 27 maggio 2017

Frances Coles è una vittima dello Squartatore?

Frances Coles è l'ultima delle donne morte a Whitechapel tra il 1888 e il 1891 ed è anche l'ultima possibile vittima dello Squartatore al di fuori delle cinque canoniche. La donna era una prostituta di 31 anni e fu trovata morta alle prime ore di venerdì 13 febbraio del 1891 sotto a un ponte di Whitechapel.

Frances fu vista intorno all'1:30 della notte tra il 12 e 13 febbraio del 1891 in un locale di Wentworth Street. Uscì dal locale intorno alle 1:45 dirigendosi verso Brick Lane attraversando Commercial Street. All'1:45 Frances incontrò un'altra prostituta che conosceva, di nome Ellen Callana; un attimo dopo Ellen venne avvicinata da un uomo con una coppola che le chiede una prestazione sessuale, Ellen rifiutò e l'uomo la colpì al volto con un pugno lasciandole un occhio nero. Il medesimo uomo si allontanò quindi con Frances che, ignorando i suggerimenti di Ellen, accettò la richiesta di questi.

Alle 2:15 l'agente di polizia Ernest Thompson stava percorrendo Chambers Street quando sentì i passi di un uomo avanti a sé che si allontanava verso Mansell Street, arrivato all'altezza di Swallow Gardens vide sotto al ponte della ferrovia (oggi chiuso e al passaggio pedonale) il corpo steso a terra di Frances Coles, la donna sanguinava copiosamente dalla gola ma era ancora viva, Thompson la vide infatti aprire e chiudere un occhio. Il poliziotto chiamò i soccorsi con il fischietto, ma la donna morì prima che arrivasse il medico.

Il medico legale che eseguì l'autopsia constatò che la donna aveva delle ferite alla nuca, come se fosse stata spinta al suolo violentemente prima di essere uccisa, e la gola recisa da tre tagli di cui due da sinistra a destra e uno da destra a sinistra; il cadavere non presentava altri tagli.

Come appare oggi il luogo del ritrovamento del cadevere

Nel caso di Frances Coles è difficile stabilire quale sia la probabilità che la donna sia una vittima di Jack lo Squartatore, perché sono forti gli indizia sia a favore sia contrari.

Argomenti a favore:
  • la vittima è stata uccisa di venerdì, in prossimità di un weekend
  • la vittima è stata sgozzata
  • il luogo dell'omicidio è molto vicino alle scene del crimine delle cinque vittime "canoniche"

Argomenti contrari:
  • la vittima presenta un taglio alla gola da destra a sinistra, mentre i tagli operati sulle vittime "canoniche" erano da sinistra a destra
  • l'addome della donna non è stato mutilato (questa apparente anomalia potrebbe essere spiegata dal fatto che l'assassino può essere stato disturbato dall'avvicinamento di Ernest Thompson)
  • la vittima è stata sbattuta a terra prima di essere uccisa, al contrario lo Squartatore era solito rendere le vittime incoscienti strangolandole prima di stenderle a terra

In base a quanto noto, non è possibile stabilire con certezza se Frances Coles sia o no una vittima di Jack lo Squartatore.